IL MONDO MAGICO

di Avenia Giulia

C’erano una volta i Genglir, una famiglia composta dal padre Giorgio, la madre Penelope e la figlia Iris.

Un giorno Giorgio, il babbo, tornando a casa, vide sua nipote di dieci anni, Stefin, davanti l'uscio. La bimba stette insieme agli zii per l’estate e, una mattina, uscì di casa e vide una creatura stranissima: era un Clabbere, una specie di scimmia-rana. Stefin fu superattratta: il suo corpo cominciò a mutare, la sua pelle divenne verde, i suoi capelli da nero corvino si tinsero di fucsia. L’ attrazione si trasformò in paura e di nuovo cambiò colore, sembrava una palla da discoteca. Lei passò oltre e inseguì il mostriciattolo, che entrò in un negozio di antiquariato. Scoprì, così, che era la porta di un mondo magico, dove i colori erano incontrollabili. Incontrò tutti quegli animali strani e colorati di cui aveva letto nel libro che le aveva regalato la nonna. Una voce allegra si presentò, era un cucciolo di Demiguise, uno scimmione pacifico in grado di diventare invisibile. Stefin, da subito spaventata, si calmò quando lo vide perché era carino e aveva due grandi occhioni teneri. Il Demiguise si confidò con la bambina, rivelandole che un Chimenro voleva distruggere il loro mondo. Stefin, su due piedi, decise di andare a ucciderlo. Incontrò un Centauro di nome Aurin. Il cavallo con il busto da umano le regalò una bacchetta magica che lei usò nella battaglia contro il mostro, uccidendolo. E così tornò a casa dagli zii che fecero una splendida festa estiva.

Di certo Stefin non dimenticò mai i due amici  e quella magica avventura.

 

STANZA TREDICI

di Beatrice Rosato

  

Un giorno ero con le mie cuginette, Eli e Sofi, e con mio fratello Riccardo.

Ci eravamo persi... Ci trovavamo in campagna ed eravamo molto stanchi.

Camminammo e camminammo per ore, infine trovammo un cartello con su scritto “Albergo Tredici” e la cosa strana era che di fianco al cartello c'era un coltello!!!!

Comunque ci facemmo coraggio ed entrammo dal cancello, bussammo alla porta e poi un'anziana signora ci chiese: <<Cercate qualcuno?>> Ed Eli rispose: <<No, abbiamo bisogno solo di una camera >>. La signora disse: <<Sì, va bene, oggi non ho altri ospiti; oh, quasi dimenticavo! Mi raccomando di non andare su per le scale per nessun motivo>>. Io domandai: <<Perché?>> E l'anziana seccamente ci urlò: <<Non andate!>>

Aprimmo finalmente la porta, osservammo bene le scale dove sopra di esse c'era un telo bianco.

Ormai si era fatta sera. Mangiammo molto: eravamo affamati dopo la nostra lunga camminata.

Dopo cena andammo a dormire, eravamo esausti, ma la mia curiosità mi spinse ad andare su per quella scala a chiocciola con la ringhiera di ferro fatta di scalini alti e tortuosi.

Sofi, durante la notte, si accorse che non ero più al suo fianco e quindi svegliò Elisa e Riccardo per andare tutti insieme a cercarmi.

Subito pensarono che io fossi andata su per quella scala proibita, allora mi raggiunsero e videro che io avevo oltrepassato la porta.... A quel punto tutti rimanemmo immobilizzati nel vedere che all'interno della camera numero tredici c'era uno spirito coperto da un telo bianco che ci disse: << Non dovevate venire qui!!!>> Urlammo a più non posso e scappammo più velocemente possibile, ma la vecchia ci bloccò e ci rese prigionieri per aver disubbidito ai suoi ordini.

Non sapevamo più cosa fare, piangevamo ed urlavamo dalla paura, eravamo disperati.

 

Di scatto io mi svegliai e mi resi conto di essere ancora nel letto con le mie cuginette e mio fratello, e che tutto quello che avevo vissuto era stato solo un bruttissimo incubo!!!

 

Per riprendermi dal brutto sogno, mi alzai per andare a prendere un bicchiere d'acqua.

Nel passare di fianco alla scala di ferro, vidi il telo bianco che penzolava dalle scale....

 

Ma allora esiste davvero lo spirito dal telo bianco??????

Oltre quella porta...

di Beatrice Formisano

Un giorno mi trovavo nel giardino della nonna, quando mi accorsi di una vecchia porta con la serratura arrugginita che non avevo mai visto prima.

Mi avvicinai con tanta curiosità però, quando l’aprii, vidi molto fumo e dietro quel fumo scorsi una casa con quattro sorelle, Cassandra, Penelope, Olivia ed Emma, e la proprietaria Alma Peregrine. Contentissime del mio arrivo, mi chiesero di aiutarle a sconfiggere Barron il cattivo.

Le ragazze avevano poteri magici: terra, acqua, fuoco e aria. Purtroppo, però, Barron aveva ucciso una sorella perché sapeva che solo il potere delle cinque sorelle lo avrebbe distrutto.

Avevo ascoltato con interesse il loro racconto e, facendomi coraggio, accettai di aiutarle.

Così tutte insieme ci dirigemmo al castello Oscuro per distruggere il malvagio Barron.

Dopo aver distrutto il suo esercito, composto da forze del male, con l’unione delle mani formammo il cerchio delle cinque sorelle.

Dal cerchio uscì un raggio con i colori dell’arcobaleno, che colpì Barron e lo ridusse in cenere.

Dopo averlo sconfitto, mi accorsi che era l’ora di tornare a casa. Così le salutai e loro mi ringraziarono e con i loro poteri aprirono la porta magica. Fu così che ritornai nel giardino della nonna.

IL MIO DRAGHETTO

di Beatrice Formisano

Su un verde prato, punteggiato di qua e di là da profumatissimi fiori, si aggira uno strano animale.

Si tratta di una rara creatura con la testa da coccodrillo, due buffe orecchie da cagnolino, una grande bocca con la lingua biforcuta e denti molto affilati, un collo lungo come una giraffa, un corpo da delfino con due pinne rosa e una tasca da canguro, le cosce come quelle di una zebra e una coda da leopardo.

Vive in un mondo pieno di allegria con tanti giochi.

Lui si alimenta mangiando fiori profumati.

Si comporta in modo pazzerello ed è molto giocherellone.

Vive in Macedonia e pesa millenovecentosedici chilogrammi ed è alto più di duecento metri.

Il suo rapporto con gli altri è perfetto.

Tutti lo chiamano...

CodilGirafDelfinZebras

Dietro un foglio di giornale

di Beatrice Formisano

Durante le vacanze estive andavo spesso al parco con la mamma e la mia barboncina nera Minù.

Una mattina è successa una cosa straordinaria. Eravamo al parco, faceva caldo, ma c’era anche vento. Io giocavo sull’altalena, la mamma parlava all’ombra con un’anziana signora e Minù correva come una trottola dietro a un foglio di giornale.

All’improvviso… Bum!!!! Minù era scomparsa, era finita nel giornale. Sbalordita sono corsa subito dalla mamma, ma lei non mi ha creduto.

Quando siamo andati via, mi sono nascosta il giornale nella tasca. Arrivati a casa, mi sono chiusa in camera per capire cosa fosse successo a Minù.

A un certo punto mi è venuta un’idea e ho chiesto alla mamma di uscire. Così ho indossato il capotto, ho nascosto il giornale nella tasca  e sono corsa fuori.

Mentre cercavo il modo per fare uscire Minù dal giornale, un forte vento me lo ha strappato di mano e l’ha portato via. Dispiaciuta, perché rischiavo di perdere per sempre la mia amatissima Minù, ho deciso di correre a più non posso e  così facendo sono riuscita a riprendermi il giornale. Ad un tratto ho capito qual era la soluzione, così mantenendo fortissimo il giornale, mi sono messa contro vento e... pufff!!!! Minù è uscita fuori, cadendomi tra le braccia.

Contentissima di avere di nuovo la mia amatissima Minù, sono corsa subito a casa a giocare con lei.

 

LA PORTA NASCOSTA

di Federico Borghi

 

Oggi sono andato da mia nonna; arrivo lì, la saluto ed entro, però mi accorgo che

nella casa c’è una porta che non ho mai visto. Allora provo ad entrare, ma è chiusa a chiave.

Dopo un po’ chiamo la nonna e le dico:<<C’è una nuova porta>> e allora la nonna risponde: <<Coraggio, oltrepassiamola, ma non dire niente a nessuno!>>

Così la nonna ed io entriamo. Io sono stupefatto. La nonna mi racconta che un tempo c’era un mago cattivissimo di nome Moniak. Poi la nonna mi dice che sono il prescelto. Io, molto colpito, rispondo <<Io!! >> e la nonna mi ribatte: <<Sì, tu, è per questo che hai dei poteri magici>>.

<<Tieni>>  mi dice la nonna <<questa è la Spada di Gleifon; questa spada ti darà forza>>  e con l’arma mi incammino.

Nel tragitto vedo finalmente la tana di Moniak e proseguo senza farmi vedere.

Intanto Moniak  fa i suoi  esperimenti. Arrivato alla tana, sfondo la porta dicendo: <<Ciao Moniak, come stai?>> Colto di sorpresa, Moniak risponde: <<E tu chi sei?>> <<Sono il prescelto>> e...‘uatà uatà’, nel giro di pochi secondi il cattivo Moniak viene ucciso.

E così tutti vivremo per sempre felici e contenti.

Oltre quella porta….

di Giulia Avenia

Era un pomeriggio d’estate e mi divertivo nel giardino della nonna con la palla, ma andò a finire dietro un cespuglio di gigli fioriti.

C’era qualcosa di strano, una porta decorata da fiori in rame e una serratura arrugginita con la chiave inserita. Decisi di girare la chiave;  con molta fatica ci riuscii e la aprii. Pensavo di trovare degli attrezzi del nonno, ma no, mi sbagliavo, era un mondo magico, coloratissimo! C’erano fiori parlanti, alberi canterini, prati color arcobaleno e uno strano villaggio.

Io ero magicamente cambiata: portavo un vestito medievale, avevo i pantaloni e un mantello marrone con  un cappuccio, e le mie orecchie erano … a punta.  Ero diventata un’elfa!

Decisamente confusa, corsi verso il villaggio, che solo in seguito scoprii essere un villaggio di fate. Entrai e tutti gli abitanti mi fissarono, bisbigliando tra loro qualcosa. Poi si fece avanti una fata di nome Esmeralda che mi disse: <<Cara, vieni con me>>. Ed io la seguii. <<Ecco tua nonna>> riprese lei <<è la nostra regina, ma è molto malata. Una profezia dice che un’elfa verrà a salvarla e colei avrà una stella sulla mano. Tu hai quella stella, quindi tu salverai la regina e porterai la pace sconfiggendo Angol, il re del sottosuolo!>>

<<Ma io … io sono solo una bambina!>>

<<Sì, ma tu sei la prescelta. Prendi questa spada>> era una spada di luce e di fuoco <<e pure questa armatura>> continuò Esmeralda.

Dovevo andare, a quel punto lo sentivo dentro. Corsi con indosso l’armatura di cristallo e la spada in pugno. A un certo momento venni bloccata da due diavoli di Angol che mi dissero: <<Angol ti sta cercando!>> I due svanirono nel nulla, ma non mi feci intimorire e andai nel sottosuolo a cercare Angol.  Fu una lunga corsa, ma arrivai da Angol, consapevole che solo io potevo fermarlo. E così iniziò una lunga battaglia, alla fine della quale Angol svenne a terra; un bagliore di luce lo avvolse trasformandolo in un elfo.

Al suo risveglio mi diede una fiala per curare la nonna e insieme andammo al villaggio sul suo unicorno alato. Diedi la fiala alla regina che tornò a stare meglio. <<Grazie, nipote mia, mi hai guarita e ora ti voglio regalare la spada e l’armatura da portare a casa>>. Poi mi indicò la porta e mi salutò con un lungo abbraccio.

Un attimo dopo mi ritrovavo nel giardino ed ero tornata normale. Mi girai di scatto … e la porta si chiuse.

Oltre quella porta….

di Andrea Colombini

  

E’ un pomeriggio di primavera e sto giocando nel giardino di mia nonna con Pongo, il suo cane.

Tiro una pallina a Pongo e lui velocemente corre a riportarmela, ma ad un tratto lo sento abbaiare e così vado a vedere.

Lui punta un cespuglio come se avesse visto qualcosa; timoroso, decido di guardare.

Vedo una vecchia porta di legno con la serratura arrugginita che non avevo mai visto… Molto curioso decido di aprirla.

Mi trovo davanti uno scivolo: prendo Pongo, la sua pallina e scendo.

Arrivo in fondo e trovo tre porte: faccio la conta e apro la prima.

Entro e sento un gran freddo: la strada è coperta di neve e ghiaccio.

Dopo qualche passo vedo un gruppo di case e il castello della regina del ghiaccio.

Avvicinandomi, Pongo comincia ad abbaiare; mi ferma un pinguino parlante il quale dice che all’interno del castello c’è un sigillo che deve essere recuperato e messo di nuovo sulla pietra magica per togliere l’incantesimo fatto dalla regina cattiva. Io sono l’unica speranza!

Ci penso un po’, poi prendo coraggio e accetto.

Arrivo davanti al castello: ci sono le foche leopardo come guardiani.

Con sorpresa la pallina si trasforma in una rete; la tiro e riesco a intrappolare tutte le foche leopardo.

Corro velocemente alla porta, l’apro ed entro.

Tutto è ghiacciato, comprese le scale. Le salgo come aveva detto il pinguino e trovo una grossa porta; come per magia si apre, trovo la regina cattiva e vicino a lei il sigillo.

Pongo prende l’iniziativa: con un salto si aggrappa alla cattiva mordendola, così io riesco a prendere il sigillo.

Scappiamo velocemente fuori dal castello e arriviamo dal pinguino dandogli il sigillo per rimetterlo sulla pietra magica. Appena fatto, il ghiaccio e la neve si sciolgono, tornando il paesaggio pieno di fiori e con i colori di prima.

Chiudo gli occhi per il sole, uscito all’improvviso, e sono di nuovo nel giardino della nonna insieme a Pongo e alla pallina.

Non capisco se ho fatto un sogno, ma è stato bellissimo.

PIOVE A DIROTTO

di Tareq El Kholti


Il cielo è sempre più scuro.
La pioggia scroscia picchiettando.
Le gocce sembrano tanti brillantini luccicanti.
Ora il cielo e l'aria si confondono, tutto è diventato di un triste color grigio.
-Oh, no! È andata via l'elettricità.
-Uffa! Che noia! Che cosa facciamo?
-Idea! Andiamo a giocare in soffitta con le torce?
-Sei un genio!
I bambini prendono le torce e salgono piano piano le scale perché sono fragili. Ma hanno un problema: la soffitta è piccola e stretta. C'è un forte odore di cimice e tanta polvere.
Non sentono volare una mosca all'infuori della pioggia che batte sul tetto.
Qua e là si intravedono delle ragnatele.
All'improvviso i due bambini vedono un ragno molto grande e si spaventano. Solo Luca riesce a sorprendere il suo amico: è l'unico coraggioso, infatti, che riesce ad uccidere il ragno.

IL MIO DIARIO

di Andrea Colombini

11/12/2018

 

Caro diario amico Sandregheg,

domani sarà il giorno del mio compleanno e compirò nove anni.

Domani mattina porterò a scuola la torta per festeggiare con i miei compagni e le maestre; poi alla sera festeggerò con i miei genitori, mia sorella e i nonni.

Spero anche di ricevere alcuni regali desiderati.

Adesso ti devo lasciare perché è ora di dormire… Mi raccomando: acqua in bocca!!!!!!!

                                                                                                                                                                                     Andrea

LA SOFFITTA

di Andrea Colombini

 

Piove a dirotto.

Il cielo è sempre più scuro.

La pioggia scroscia picchiettando insistentemente.

Le gocce sembrano tanti piccoli brillantini luccicanti. Ora il cielo e l’aria si confondono, tutto è diventato di un triste color grigio.

“Oh, no! E’ andata via l’elettricità”.

“Uffa! Che noia! Che cosa facciamo?”.

“Idea! Andiamo a giocare in soffitta con le torce?”

“Sei un genio!”

Marco, Luca, Maria e Cristina decidono di andare. Ognuno ha la propria torcia e insieme vanno verso le scale della soffitta.

Ogni volta che appoggiano i piedi sui gradini un po’ scricchiolanti, in quanto la scala è di legno e vecchia, hanno il cuore in gola. Sono arrivati.

Non hanno il coraggio di aprire la porta, quindi decidono di mettersi in fila dal più grande al più piccolo.

Marco, il più grande, molto timoroso, apre la porta.

La soffitta è buia e fredda, ma con l’aiuto di tutte le torce riescono a vedere dentro.

C’è un forte odore di chiuso e muffa, in quanto era da tempo che non veniva aperta.

Non sentono volare una mosca all’infuori del vento e della pioggia picchiettante contro la finestra.

Qua e là s’intravedono scatole, libri, giocattoli, bauli, ma sono tutti coperti da lenzuoli bianchi per evitare di far prendere troppa polvere.

Tutti e quattro sono emozionati per essere riusciti a raggiungere la soffitta nonostante la loro paura, ma allo stesso tempo molto curiosi per quello che potranno scoprire.

All’improvviso Cristina dice: ”Dobbiamo togliere i lenzuoli per vedere cosa c’è sotto!”

Marco, Luca e Maria si guardano tra loro e dopo un attimo acconsentono alla proposta di Cristina.

Ognuno toglie un lenzuolo e comincia ad aprire scatole, bauli, guardare libri e vedere quali giochi ci sono.

Con grande sorpresa si accorgono che sono cose appartenenti a loro, di quando erano più piccoli, e ricordi dei loro genitori.

Luca ha un’idea e chiede agli altri di prendere qualcosa ciascuno e portarlo di sotto per fare una sorpresa a mamma e papà. Così fanno.

Intanto la luce ritorna.

Chiamano mamma e papà in salotto, chiedendo loro di chiudere gli occhi e contare fino a dieci: quando riaprono gli occhi e si trovano davanti gli oggetti scelti dai figli, rimangono sorpresi nel vederli dopo tanto tempo.

Commossi e felici si mettono insieme sul divano a guardare un bel film.

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CRUCIVERBA DI PINOCCHIO

 

PIOVE A DIROTTO

di Gianluca Ginestra (dicembre 2018)

Il cielo è sempre più scuro.

La pioggia scroscia picchiettando sui vetri.

Le gocce sembrano tanti brillantini luccicanti. Ora il cielo e l'aria si confondono, tutto è di­ventato di un triste color grigio.

-Oh, no! Ma è andata via l'elettricità!

-Uffa! Che noia! Che cosa facciamo?

-Idea! Andiamo a giocare in soffitta con le torce?

-Sei un genio!

Il primo scalino scricchiola, così il secondo e tutti gli altri venticinque. Noi tutti dobbiamo affrontare la nostra più grande paura: il buio!

C'è un forte odore di muffa. Federico, uno dei miei amici, trova un baule impolverato, ma preferisce non aprirlo.

Non sentiamo volare una mosca, all'infuori della pioggia scrosciante.

Qua e là s'intravedono delle ombre, sembra ...

All'improvviso una porta si apre scricchiolando.

Allora noi scappiamo giù per le scale, senza voltarci a vedere chi è stato ad aprire la porta. Quindi Alessio, I'ultimo della fila, si gira e vede velocemente un'ombra, alta e scura, che si avvicinava a noi.

Per fortuna "I'ombra fantasma" è mio padre che ci sta cercando.

FILASTROCCA DELLA MESOPOTAMIA

di Michele Ye (dicembre 2018)

Filastrocca della Mesopotamia

con la regione di Sumer e le città di Ninive, Hattusa e Babilonia.

Là vi vissero un tempo i bravi Sumeri

grandi agricoltori, allevatori e pastori.

Poi giunsero i Babilonesi con le loro cose

e a tutti il re Hammurabi la legge impose.

Sulle montagne gli Ittiti avevano i cavalli,

lavoravano il ferro e combattevano sui carri.

Gli Assiri erano un po' troppo cattivelli

non c'era nessuno stanco, erano proprio dei monelli .

Alla fine i Babilonesi si arrabbiarono

e in Mesopotamia dunque ritornarono;

tutti quei popoli così sconfissero

e felici e contenti  laggiù rivissero.

Finisce in questo modo la straordinaria storia

che gli archeologi mantengono nella nostra memoria.

LA STREGA TESTA DI ZUCCA

di Giulia Avenia (ottobre 2018)

Nel bosco fitto fitto, su una montagna del lontano Nord, viveva una strega di nome Testa di Zucca.

Ella era molto bella, ma assai cattiva e cocciuta; aveva capelli verdi e lisci, pelle scura, occhi azzurri e un naso un po' piccolo.

Testa di Zucca non usciva mai dal suo bosco se non nella notte del 31 ottobre di ogni anno, la notte che noi esseri umani chiamiamo “Vigilia di Ognissanti”, cioè HALLOWEEN .

Ogni anno, in quella notte, la strega si recava in città per spaventare i bambini.

Arrivò dunque Halloween e Testa di Zucca, come suo solito, raggiunse la città e li spaventò tutti, a parte uno! II bimbo che non aveva ancora spaventato si chiamava Marcolino.

La strega giunse da Marcolino e cercò di spaventarlo, ma lui non mosse neanche un dito; allora ci riprovò, ma nulla.

Ad un tratto la strega iniziò a illuminarsi e fu così che la megera si trasformò in una ZUCCA!!!

Testa di Zucca, da allora, non viene ricordata come la strega spaventa bambini, ma viene ricordata come la testa di zucca di HALLOWEEN.

PIOVE A DIROTTO

di Valeria Salvati (dicembre 2018)

Il cielo è sempre più scuro, le nuvole lo hanno coperto.

La pioggia scroscia picchiettando sui vetri delle finestre.

Le gocce sembrano tanti piccoli brillantini luccicanti di color argento.

Ora il cielo e l’aria si confondono, tutto è diventato di un triste color grigio.

-         Oh, no! È andata via l’elettricità.

-         Uffa! Che noia! Che cosa facciamo?

-         Idea! Andiamo a giocare in soffitta con le torce?

-         Sei un genio.

Alex e suo fratello Mirko vanno nella loro cameretta, prendono le due torce che si trovano nel cassetto. Muniti di torce, salgono le scale per andare in soffitta. La soffitta è buia, piena di polvere e ragnatele con scatoloni sparsi ovunque. C’è un forte odore di muffa che proviene dagli scatoloni pieni zeppi di vestiti vecchi mai lavati. Non sentono volare una mosca all’infuori della pioggia che, battendo sul tetto, fa un gran fracasso. Qua e là si intravedono, muovendo la torcia, molte ombre di tante figure strane.

All’improvviso si sentono dei rumori provenire da dietro gli scatoloni e uno di questi, ad un tratto, si ribalta.

Alex decide di andare a controllare.

Il colpevole, di quello spaventoso “scherzo”, è Briciola, il loro cane, che li ha seguiti senza farsi scoprire.

All’ improvviso torna l’elettricità e tutti scoppiano in una grande risata!

LA MIA GATTA SIMBA

di Valeria Salvati (novembre 2018)

La mia gatta si chiama Simba ed è una femmina.

Simba è grande e robusta. Ha il pelo lungo e folto di colore marroncino, con delle macchie bianche sul suo musetto carino e dolce.

Ha le orecchie grandi, lunghe e appuntite con qualche ciuffo di pelo bianco; ogni volta che gliele accarezzo, lei si alza su due zampe e mi salta sulle gambe.

I suoi occhi sono di color arancione e sembrano due grandi biglie che esprimono tanta furbizia.

Ha la coda lunga e morbida. A Simba piace mordicchiarmi le dita e arrampicarsi sulle mie gambe. Le piace pure appendersi alle tende, ma il suo passatempo preferito è fare lunghe dormite sulla sua sedia preferita.

Mi piace farmi rincorrere usando un topolino attaccato ad un filo e stuzzicarla con un gomitolo di lana.

È una gatta fantastica e le vorrò per sempre bene.

La strega Testa di Zucca

di Valeria Salvati (ottobre 2018)

Nel bosco fitto fitto, su una montagna del lontano Nord, viveva una strega di nome Testa di Zucca.

Ella aveva una testa molto grande, viso rugoso e un colorito arancione.

I suoi capelli erano verdi e ricci. Testa di Zucca non usciva mai dal suo bosco se non nella notte del 31 ottobre di ogni anno, la notte che noi esseri umani chiamiamo “Vigilia di Ognissanti”, cioè Halloween.

Ogni anno, in quella notte, la strega si recava in città per spaventare i bambini.

Arrivò dunque Halloween e Testa di Zucca, come suo solito, si recò in città, ma quella volta incontrò un bambino che non ebbe paura del suo aspetto, anzi, le chiese se avesse voglia di andare con lui a fare "dolcetto o scherzetto".

La strega si divertì così tanto con il bambino alle porte a dire “dolcetto o scherzetto” e a vedere che tanti bambini si erano travestiti da streghe… che capì che era inutile continuare a spaventarli, perché non avrebbero avuto paura di lei.

Testa di Zucca, allora, capì che doveva iniziare ad andare più spesso in città e che nella notte di Halloween non doveva più spaventare i bambini perché l’adoravano.

IL MIO GATTO

di Andrea Colombini (novembre 2018)

 ll mio gatto si chiama Fantasy.

È una lei, affettuosa, piccola e adorabile.

Il pelo è tutto nero; gli occhi, che sembrano aggressivi, sono verde scuro e ha le orecchie un po’ a punta.

Fantasy, se la tocchi, è dolce, ma con gli estranei è diffidente.

Lei mangia carne, più frequentemente i croccantini, e quando può va a caccia di topolini.

 Fantasy è furba, agile, ma molto pigra: facciamo poche cose insieme, perché è sempre stanca e assonnata.

IL GATTO E LA VOLPE

di Riccardo Taglini (novembre 2018)

C'erano una volta un gatto ed una volpe che non erano tanto amici, anzi litigavano sempre e dicevano:-Io sono più furbo di te.

-Non è vero, sono io più scaltro- rispondeva l'altro e andavano avanti così per un paio d'ore fino a che non si stancavano e andavano a letto.

Un brutto giorno, mentre stavano litigando, fecero troppo chiasso e un cacciatore li trovò. Il gatto scappò più veloce che poteva; lo fece anche la volpe, ma la prese lo stesso. Mentre il cacciatore la portava via, il gatto gli fece una pernacchia da dietro e ritornò a casa contento perché la sua rivale non era lì a infastidirlo. Passarono un po' di ore e il gatto era sempre più annoiato, anche perché non aveva altri amici o nemici oltre alla volpe. Così decise di andarla a salvare. Attraversò il bosco e arrivò nel villaggio, l'avevano rinchiusa in una specie di piramide con dentro una scuola, un tempio e un magazzino: gli uomini la chiamavano Ziggurat. La volpe era stata rinchiusa nel magazzino; riuscì a scavalcare le mura, ma vide che a proteggere il portone che permetteva di entrare nel magazzino, c'erano due guardie. Prese dei sassi e li lanciò più forte che poteva all'interno del villaggio e le guardie ci cascarono e andarono a vedere che cosa era stato a fare quel frastuono. Mentre le guardie erano distratte, il gatto corse più veloce della luce, aprì il portone e vide la volpe, la prese per un braccio e la portò via dal villaggio.

Quando furono a casa sani e salvi, il gatto si scusò con la volpe e vissero tutti felici e contenti.

Dovete sapere, cari lettori, che quei due sono diventati così amici che hanno fondato una società e oggi tutti li ricordano come i due briganti che circuiscono Pinocchio nel celeberrimo libro di Carlo Collodi “Le avventure di Pinocchio”.