Roald Dhal
ROALD DAHL
13 settembre 1916 - 23 novembre 1990
«Non ho niente da insegnare.
Voglio soltanto divertire. Ma divertendosi con le mie storie i bambini imparano
la cosa più importante: il gusto della lettura. Si staccano dal televisore, e
prendono familiarità con la carta stampata. Più avanti nella vita, questo
allenamento gli servirà per affrontare testi più seri. E
chi avrà cominciato
presto a leggere libri, andrà più lontano».
Roald Dahl
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PER GLI ADULTI
Cosa sapere di Dahl
Roald Dahl continua a essere, a qualche anno dalla morte,
uno degli scrittori più amati dai ragazzi di tutto il mondo. È una predilezione
che alcuni genitori e insegnanti possono vedere con sospetto e con l’intima
convinzione che Dahl sia troppo anarchico, troppo irriverente, troppo impietoso
nei confronti degli adulti, troppo pauroso, troppo disgustoso, troppo crudele,
troppo fantasioso e, in fondo, troppo divertente per essere letto a scuola.
Il fatto è che, comunque lo si prenda, Dahl è veramente troppo. Era un gigante,
nel corpo e nell’immaginazione, e il suo non poteva che essere un mondo
eccessivo: un mondo popolato di adulti laidi e crudeli, di nonne disgustosamente
egoiste, di zie torturatrici, di genitori imbecilli come quelli di Matilde, di
direttrici sadiche, di pie dame della Società per la Protezione dell’Infanzia
Maltrattata che in verità sono streghe ammazza-bambini; ma anche di nonne tenere
e coraggiose come quella delle Streghe, di nonni intraprendenti come il Nonno
Joe della Fabbrica di cioccolato, di genitori meravigliosi come il padre di
Danny il campione del mondo, di bizzarri benefattori come il Duca Riverenza e
Willy Wonka, inventore folle e geniale... Perché il mondo di Dahl è, appunto, un
intero mondo, ricco, vitale, contraddittorio, complicato, affascinante,
travolgente. Ed è, trasfigurato, il mondo in cui è vissuto il suo autore,
quello che ci appare nei libri autobiografici come Boy o In solitario.
L’eccesso
e il grottesco sono semplicemente i mezzi stilistici che Dahl impiega per
entrare in sintonia con i suoi piccoli lettori e che gli servono non solo per
divertire (scopo invariabilmente raggiunto) ma anche per parlare di temi troppo
seri per essere lasciati in esclusiva a moralisti e pedanti.
Prendiamo uno dei temi più seri che si possano immaginare, quello della presenza
del dolore e del male nel mondo. Dahl aveva una lunghissima consuetudine con il
dolore (era rimasto orfano di padre all’età di tre anni e la figlia primogenita
gli era morta a sette anni di morbillo, per citare solo due delle tante sciagure
che l’avevano colpito). Non sarà un caso, allora, che tra i protagonisti delle
sue opere abbondino (come in Dickens, uno dei suoi grandi modelli) gli orfani,
che sanno trovare dentro di sé la forza per raggiungere la felicità e superare
il dolore; e tutta la paura e l’orrore che troviamo nei suoi libri (ma, non
dimentichiamolo, anche nelle fiabe di Perrault e dei Grimm, o nei film di
Disney) diventano un gentile esorcismo (e una cura omeopatica) dei tanti e ben
peggiori orrori che incombono sulla nostra vita quotidiana.
Otto buone ragioni per leggere Dahl a scuola
Dahl è uno degli
autori più stimolanti da leggere a scuola, per almeno otto buone ragioni.
1.
I libri di Dahl sono un metodo particolarmente efficace per trasmettere ai
ragazzini la passione della lettura, per convincerli che leggere un bel libro
può essere più divertente che guardare un noioso programma televisivo, per
diffondere la nozione poco meno che rivoluzionaria che leggere è, prima di
tutto, un piacere.
2. Quelle
di Dahl sono, in primo luogo, belle storie, ricche di colpi di scena, con una
trama accurata. Leggendole, i ragazzi (ma anche gli adulti) si familiarizzano
con una delle attività più tipiche della specie umana: ascoltare una storia
appassionante. E acquisiscono i primi criteri per riconoscere una bella storia.
3. Si ripete
spesso che a Dahl non interessa affatto la morale (è una cosa che ha ripetuto
lui per primo). Eppure le cose non stanno esattamente così: uno dei suoi primi
romanzi, La fabbrica di cioccolato, sarebbe perfino moralistico, con le sue
rampogne contro i bambini golosi, viziati e teledipendenti, se la morale non
venisse trasformata in satira. E non si può dimenticare che la satira di Dahl è
sempre un modo (divertente, obliquo, sfaccettato; ma efficacissimo) di
distinguere il giusto dall’ingiusto. E perfino le atroci vendette che i bambini
mettono in atto contro gli adulti che li maltrattano e li umiliano trasmettono
un impegnativo messaggio morale: che è giusto ribellarsi all’ingiustizia.
4. In un
mondo sempre più omologato, dominato da pochi modelli di comportamento
planetari, i libri di Dahl sono una scuola di anticonformismo, che insegna a
mettere in discussione i luoghi comuni. Non dovrebbe essere anche questo uno
dei compiti di una scuola moderna?
5. In
alcuni romanzi, le invenzioni di Dahl spingono i lettori a interrogarsi, quasi
senza che se ne accorgano, su questioni estremamente profonde: si pensi a
Minuslandia (nel Grande Ascensore di Cristallo), il mondo di coloro che ancora
devono nascere, o a quel lampo di poesia ‘cosmica’ sull’origine dei giganti, nel
GGG: «I giganti non nasce, i giganti appare e basta, come il sole e le stelle».
6. Ogni
libro di Dahl contiene una girandola di invenzioni linguistiche, e ha la forza
di un esempio vivente di lingua personale ed espressiva, e di un antidoto contro
la sciatteria e la standardizzazione della ‘lingua di plastica’.
7. Ogni pagina
fornisce stimoli continui alla creatività e all’invenzione personale. Ogni libro
di Dahl trasmette il virus contagioso della fantasia.
8.
I più bei libri di Dahl sono illustrati da Quentin Blake, un disegnatore inglese
amatissimo dai ragazzi per l’umorismo del suo tratto, capace di coniugare satira
e tenerezza. I disegni di Blake sono il perfetto contraltare visuale della prosa
di Dahl: due autori anticonformisti e lontani dagli standard e dai luoghi
comuni.