IL FROTTAGE
Max Ernst (1891-1976), dadaista e surrealista, sensibile alle istanze
espressioniste di "Der
Blaue Reiter" e del gruppo "Der Sturm" di Berlino, interessato alle teorie
psicoanalitiche freudiane, affascinato dalla pittura metafisica di de Chirico,
animo inquieto di ricercatore non solo delle tematiche, ma anche delle tecniche
pittoriche e grafiche, realizza negli anni '20 una serie di composizioni sul
ricorrente tema della foresta, ricordo dell'infanzia passata a Brühl in
Germania, accompagnando il padre che proprio nella foresta si recava a
dipingere.
La nascita del tema è legata alla nascita di una nuova tecnica
che l'artista chiama dapprima grattage e poi frottage
e che rappresenta la risposta nel campo delle arti visive alla scrittura
automatica utilizzata dai poeti surrealisti, una variante di quella teoria dell'automatismo
psichico in base alla quale Masson disegnava a china i suoi contorti
grafismi, evocatori delle instabili immagini fantastiche di una realtà sfuggente
sul punto di trasformarsi continuamente in qualcosa d'altro.
Il principio del frottage consiste nel passare un pezzo di grafite (o
altro materiale) su un foglio di carta appoggiato sulla superficie scabra di una
pietra, un'asse di legno o altro, evidenziando e "tirando in superficie" le
linee casuali prodotte dalle irregolarità del supporto, con i suoi i rilievi e
le sue rugosità, riducendo al minimo l'intervento cosciente dell'autore che
opera senza intenzionalità alcuna ed al quale non è richiesto alcun specifico
talento.
SITI VISITABILI:
http://www.tribenet.it/TribeTecniche/tecniche.htm
http://www.scuolaprimolevi.it/Val%20Camonica/frottage.htm