CARNEVALE

 

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ALCUNE MASCHERE DELLA TRADIZIONE CARNEVALESCA ITALIANA

Arlecchino

Nasce in uno dei quartieri più poveri di Bergamo ed è tra le maschere più conosciute. Rappresenta un servo in cerca di una vita migliore. E' ingenuo e credulone e per non mettersi nei guai non esita a ingannare, tradire, raccontare bugie e fare dispetti. Poi si dispera e si consola con grande rapidità. Si trova sempre in mezzo ai guai mentre è alla ricerca disperata di cibo. I suoi movimenti rapidi, il modo di parlare cantando e il tono stridulo della voce divertono chi lo segue. Indossa pantaloni aderenti e giacca sfiancata con toppe multicolori. Porta, attaccati alla cintura, il "batocio" e la "scarsella". Il "batocio" è un bastone a forma di spatola che veniva utilizzato dai bergamaschi per girare la polenta nel paiolo e per condurre le vacche al pascolo e che usa nelle zuffe. La "scarsella" è una piccola borsa dentro la quale tiene il pane, i soldi e la lettera del padrone da recapitare. In testa porta un cappello di feltro con un codino di coniglio in ricordo di un passato di cacciatore. In viso calza una maschera nera che non toglie mai.

 

Colombina

E’ la più conosciuta tra le ''servette''. Nata a Siena, sulla scena è spesso moglie o fidanzata di Arlecchino, ma anche se viene corteggiata dal padroncino o dai suoi amici, rimane fedele allo sposo o al fidanzato. Favorisce gli intrighi amorosi della sua padrona, raggirando il padre  burbero e severo. Consegna bigliettini segreti e organizza incontri lontani da occhi indiscreti. Talvolta è bugiarda ma sempre a fin di bene. E’ civetta, intelligente, furba e chiacchierona. Veste un corpetto e  un’ampia gonna a balze e ha un grembiulino provvisto di tasche in cui infilare i biglietti d‘amore. Sul capo porta una ''crestina'', il fazzolettino tipico delle cameriere, fermato da un nastro.

Pulcinella

Nato a Napoli, è di umore mutevole e pauroso. Ha un carattere poco affidabile e cerca di uscire dalla situazione in cui si è cacciato con ogni mezzo a disposizione. L’unico suo affanno è procurarsi il cibo, per il quale è disposto a raccontare bugie, rubare e farsi prendere a bastonate. Il suo ruolo spesso cambia: servo, capitano, vecchio, o falegname; qualsiasi sia il mestiere, il suo ideale di vita è il dolce far niente. Porta una camicia bianca con lunghe maniche che coprono le mani e un cinturone nero alla vita che mette in evidenza il pancione. I  pantaloni  sono molto ampi e morbidi. La sua maschera è nera con un grande naso aquilino.

Balanzone

Balanzone rappresenta il simpatico dottore che usa un linguaggio apparentemente colto, ma in realtà insensato. Ha sempre la testa fra le nuvole, come stesse pensando a cose importantissime. E’ molto sensibile al fascino femminile, ma non è mai ricambiato. E’ burbero ma bonario, grande apprezzatore della succulenta cucina della sua città natale, Bologna.   Indossa un abito nero, con polsini e gorgiera bianchi. Sulle spalle porta un’ampia toga. In testa porta un grande cappello nero con tesa larga rigirata. Tiene sotto braccio libri e manoscritti. La maschera che porta è nera e copre soltanto la fronte e il naso, quasi a sottolineare la sua grande intelligenza e cultura. Porta gli occhiali.

 

 

Pantalone


È una maschera veneta della città di Venezia.
Indossa un camicione e una calzamaglia rossi, sopra i quali porta un mantello nero. Ha una cintola in vita e una maschera nera gli copre il volto. Un beretto di lana alla greca e ai piedi indossa un paio di pantofole gialle alla turca con la punta all'insu.
È vecchio e brontolone, burbero di carattere e piuttosto avaro, come l'antico mercante veneziano che in realtà impersona.
L'unica cosa che davvero gli interessa è il suo denaro e il commercio.
Le uniche che in qualche modo riescono a raggirarlo, sono la moglie e la figlia.

 

Gianduia 

È una delle maschere più antiche, nata a Torino nel 1798.
Gianduia è un borghese, un galantuomo, attento alle buone maniere e amante del buon vino e della buona cucina.
Adora le feste paesane e la vivacità della gente.

Indossa una giacca marrone, un panciotto giallo, calzoni verdi, calze rosse; ha un cappello a forma di tricorno e porta la parrucca col codino, secondo la moda del XVIII secolo.
Per la città di Torino è praticamente un'icona, tanto che dal suo nome deriva il nome dei famosi cioccolatini che proprio là vengono prodotti.

 

Brighella 

Anche Brighella proviene da Bergamo.
Inizialmente, era un servo furbo e intrigante; vivace, chiacchierone, coraggioso, combina guai, attaccabrighe, è, tra tutti, il più litigioso. Indossa una giacca e un pantalone decorati con galloni verdi, il manetllo è bianco con due striscie verdi, mentre la maschera e il cappello sono neri. Sa suonare e cantare molto bene e, nonostante il suo atteggiamento un po' fanfarone e arrogante, è sostanzialmente fedele e altruista.
Il suo nome descrive un po' il suo carattere: Brighella, da briga, attacar briga.

 

 

Stenterello 

Originario della Toscana, è una delle maschere tipiche della tradizione italiana.
Indossa una giacca blu con il risvolto delle maniche a scacchi rossi e neri, un panciotto puntinato verde pisello e dei pantaloncini scuri e corti.
Ha una calza rossa e una a strisce bianco - azzurro e le scarpe nere.
In testa porta un cappello a barchetta nero e una parrucca con il codino. La sua dote migliore è la generosità poiché è sempre pronto ad aiutare chi ne ha bisogno.
Arguto, saggio, dotato di una buona dose di ottimismo riesce sempre ad affrontare con coraggio e determinazione le situazioni avverse. Un po' "mani bucate", è spesso ricercato dai suoi creditori.

 

 

Meneghino

Impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. E' abile nel deridere i difetti degli aristocratici.
Meneghino é la tipica maschera dei milanesi e come loro è generoso, sbrigativo e non sa mai stare senza far nulla.
Ama la buona tavola
Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, cappello a forma di tricorno sopra una parrucca con un codino stretto da un nastro, ancora oggi, assieme alla moglie Checca, trionfa nei carnevali milanesi.

 

Peppe Nappa

Peppe Nappa presenta più di un'affinità con il Pierrot francese, sia per il costume che indossa che per alcuni aspetti caratteriali.
Beppe Nappa rappresenta un siciliano fannullone, intorpidito da un sonno perenne che lo costringe a sbadigliare continuamente.
E' il pigro servitore di un padrone che può essere un commerciante, un innamorato, o un vecchio barone.
In realtà non svolge il suo lavoro in modo efficiente, anzi passa dal sonno,alla ricerca di cibo,aiutato da un fiuto infallibile, per tornare poi al suo mondo di sogni.

 

 

Rugantino

Rugantino, nato a Roma, è fanfarone e contaballe e rischia spesso di pagare di persona.
E' disposto a prenderne fino a restare tramortito pur di avere l'ultima parola. Rappresentò il tipo di popolano violento ma generoso, vero e proprio antenato del moderno bullo di periferia sempre pronto a sbeffeggiare il potere costituito e a difendere coloro che la miseria finisce col porre fuori legge.
Il suo nome deriva da " rugare" cioé brontolare, borbottare, come una pentola d'acqua che ribolle.

ALCUNE FILASTROCCHE DI CARNEVALE

GIANDUIA

Giacca marrone, panciotto giallo
porto i colori del pappagallo;
calzoni verdi, calzette rosse,
col vino mi curo tonsille e tosse.
Naso paonazzo, cappello tricorno
son Gianduia perdigiorno.
Se non vi basta il cappellino
c'è la parrucca col codino.

 

COLOMBINA

Vestito bianco
ho di bucato,
verde il grembiule
come un prato.
Dalla cuffietta
di tutti i colori
i riccioli
scappano fuori.

 

BRIGHELLA

Son Brighella, attaccabrighe.
Ho la casacca con le righe
righe verdi ed alamari
sempre le tasche senza denari
mangio molto, non spendo mai
niente soldi e niente guai!

 

IL VESTITO DI ARLECCHINO               

Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un'altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
"Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene il mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l'altro bolletta".

(Gianni Rodari)

 

L'INVENZIONE DI PULCINELLA

Signore e signori, fatevi avanti
più gente entra, più siete in tanti!
Correte a vedere la grande attrazione,
la formidabile invenzione.
Non sono venuto su questo mercato
per vendere il fumo affumicato.
Non sono venuto a questa fiera
per vendere i buchi del gruviera.
Il mio nome è Pulcinella
ed ho inventato la moz - za - rel - la!

Da questa parte, signori e signore
son Pulcinella il grande inventore!
Per consolare i poveretti
ho inventato gli spaghetti.
Per rallegrare a tutti la vita
creai la pizza Margherita!
Olio, farina, pomodoro
nulla vale questo tesoro.
Ad ascoltarlo corre la gente,
si diverte... e non compra niente!!

(Gianni Rodari)

 

CARNEVALE VECCHIO E PAZZO


Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia a un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso,
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore Carnevale
e gli fanno il funerale,
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.


(Gabriele D’Annunzio)

DISEGNI DI CARNEVALE

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