La RIFLESSIONE LINGUISTICA

La riflessione sulla lingua è un aspetto che va affrontato precocemente, quasi parallelamente all’apprendimento della letto-scrittura.

Se ci soffermiamo sull’analisi dei termini "riflessione linguistica" essi ci mostrano come valenza semantica il comprendere come accadono i  fenomeni linguistici.

La lingua è strumento del pensiero perché gli consente di formularsi e di articolarsi. La povertà lessicale è anche povertà concettuale  e la rudimentalità sintattica ha come suo corrispettivo il RACHITISMO LOGICO.

La nostra lingua, accanto alle regolarità, possiede numerose irregolarità che il bambino, immerso com'è nel mondo delle parole, non è in grado di percepire. Sono sempre più rari gli ipercorrettismi dei participi passati (moruto — scrivuto...) che capitava di sentire fino a poco tempo fa. I bambini applicavano una regola acquisita come regolarità anche alle forme irregolari. La quasi scomparsa di questo tipo di errori è dovuta alla scolarizzazione precoce dei bambini, molti dei quali hanno frequentato anche la Scuola dell’Infanzia, e al conquistato diritto di parola.

Oggi ad un bambino non si dice " Taci!" ma " Parla, ti ascolto". Il diritto di parola ha reso più matura e adeguata la comunicazione e più evoluta la grammatica.

  Persiste tuttavia la necessità di portare a consapevolezza alcune caratteristiche proprie dell'italiano:

bulletla concordanza soggetto-predicato;
bulletla padronanza dell’uso dell'articolo;
bulletl’esigenza dell’accento e dell'elisione;
bulletla necessità di conoscere la divisione in sillabe per una corretta scrittura sul foglio, onde evitare di "spezzare" la parole in modo errato.

L’utilizzo corretto nella comunicazione orale non garantisce la stessa correttezza nella comunicazione scritta; quest’ultima, infatti, soggiace a regole che spesso sono proprie o utilizzano segni precisi per tradurre ciò che attraverso la voce avviene spontaneamente.

La riflessione sulla lingua non può certo essere considerata un ramo collaterale dell'apprendimento linguistico, in quanto costituisce un elemento essenziale per la sua padronanza e va condotta, nella buona pratica didattica, come prassi quotidiana quando si viene a contatto con un fenomeno linguistico di tipo grammaticale.

Non va dimenticato inoltre che il numero sempre più alto di alunni stranieri che frequentano le nostre  classi richiede un’attenzione particolare a questo aspetto perché, se è vero che facilmente imparano la lingua come strumento di comunicazione orale, per loro la convenzione grammaticale è una conquista impegnativa perché sono privi di quell’immersione linguistica che facilita l'apprendimento ai bambini di madrelingua italiana.