Inviato: Gio Gen 24, 2008 1:32
pm
Oggetto: IL SOGNO DI IPPO di Milena
Mazzini
IL
SOGNO DI IPPO di Milena Mazzini
In
fondo al mare viveva un piccolo cavalluccio marino
dal musetto a trombetta e la coda ricciolina.
A Ippo piaceva tanto andare a passeggio col
suo papà, la sua mamma e i suoi fratellini. Era
bellissimo nuotare tra gli anemoni e le spugne e
aggrapparsi stretti con le codine ai braccetti di
corallo colorato. C'erano volte, poi, che si
fermava a testa ingiù e aspettava divertito che
arrivassero gli altri, molto più lenti di lui.
La cosa, tuttavia, che amava fare di più era
aiutare la mamma in cucina. Adorava sentire quei
profumini e gli piaceva mescolare gli ingredienti
per preparare squisite pietanze. Il sogno di Ippo,
infatti, era quello di diventare un cuoco
importante. Un giorno alla “Ca’ dei Pirati”,
il ristorante più prestigioso di tutti i mari, si
aprirono le iscrizioni per una gara di cucina.
Tutti potevano partecipare: pesci, molluschi,
giovani, vecchi... La competizione si sarebbe
svolta su un vecchio veliero affondato vicino alla
barriera corallina blu e serviva a trovare tre
nuove promesse della cucina sottomarina che
avrebbero poi lavorato nel rinomato ristorante.
Ippo non stava più nelle squame e comunicò a
tutta la famiglia la sua decisione di partecipare.
Era l'occasione della sua vita, seppure fosse
ancora piuttosto piccolo. Ma l'età non contava
questa volta; finalmente poteva far vedere
all'oceano intero di che cosa era capace e i suoi
deliziosi manicaretti sarebbero diventati famosi e
avrebbero fatto il giro di tutte le acque salate.
Euforico si mise subito ai fornelli e con
grande impegno preparò le pietanze che gli
venivano meglio. Alla fine era proprio
soddisfatto del suo lavoro. Aveva curato ogni
minimo dettaglio e aveva anche assaggiato ogni
cibo per assicurarsi che tutto fosse saporito al
punto giusto. C'erano cose da mangiare per i gusti
più diversi: per quelli più raffinati aveva
preparato dei deliziosi cetriolini di mare farciti
d’alghe brune dei Sargassi; per quelli con un
palato dai sapori più forti e decisi aveva fatto
dei cestini di conchiglie riempiti di diatomee,
accompagnati da morbidi anemoni spolverizzati di
plancton e corallino rosa. Non potevano poi
mancare le sue due specialità, adatte a tutti i
palati: involtini di posidonia e tartine ai frutti
di mare. - Mamma, assaggia! Cosa ne pensi? -
chiese portando alla madre la grande quantità di
pentolini, tegamini e piattini che aveva adoperato
perché degustasse ciò che vi era rimasto dentro.
- Una delizia! Vedrai, sarà proprio un
successone!- disse la mamma felice ed orgogliosa
del suo giovane cavalluccio. Senza neppure
stare a lavare i recipienti, Ippo sistemò i piatti
ed i vassoi contenenti le cose da mangiare nella
conchigliomobile di famiglia e sicuro di sé si
avviò a trasportare il suo prezioso carico sino
alla barriera corallina, dove la giuria stava
aspettando di assaporare le varie pietanze per
decretare i tre vincitori. Lungo la strada,
Ippo sognava già la vittoria e quasi non poteva
credere di avere avuto una fortuna tanto grande.
Era sul punto di raggiungere il grande
veliero, che già s’intravedeva in lontananza nella
limpidezza delle acque calde del mare, quando
all'improvviso sentì un gemito provenire da un
buio anfratto nella roccia. Curioso, il
cavalluccio marino si avvicinò cauto, facendosi
scudo con la sua conchigliomobile. Così riparato,
allungò la testa per vedere meglio e scorse un
grosso pesce pappagallo che singhiozzava sommesso.
- Perché piangi? – chiese Ippo uscendo allo
scoperto. - Non ce la faccio più. Sto morendo!
– rispose in modo straziante il pesce pappagallo.
- Stai morendo? - Sì, non mangio più da
giorni. Io purtroppo non mi posso muovere da qui
perché un grosso pescecane mi ha strappato le mie
belle pinne. Fino a tre giorni fa sopravvivevo
grazie ai miei amici, che mi portavano da
mangiare. Ma tre giorni fa, appunto, uno squalo
famelico se li è pappati a uno a uno, proprio lì,
sopra i miei occhi. Poveretti... hanno dato la
vita per me - e il pesce riprese a singhiozzare
più triste e avvilito di prima. Ippo aveva il
cuore gonfio di tristezza. Provava una tremenda
pena per quel pesciolino che aveva perso i suoi
amati amici e che ora stava per perdere anche la
sua preziosa vita. In quel momento pensò che
c'erano cose ben più importanti che vincere una
gara di cucina e col cuore disse: - Senti, io ho
una conchigliomobile piena di cibi buonissimi. Ti
sazieranno e ti basteranno anche per domani. Poi
verrò io a darti da mangiare, non ti preoccupare.
Sai, io da grande voglio fare il cuoco - e con
generosità trasportò tutte le pietanze che aveva
preparato per il concorso dentro la grotta dove
giaceva in pesce pappagallo. Il pesce commosso
da così grande bontà iniziò a piangere. E pianse,
pianse di gioia e di gratitudine, sempre più forte
tanto che Ippo continuò a sentirlo per buona parte
del viaggio di ritorno. Quando giunse a casa
la mamma gli andò incontro: - Ippo, cosa ci fai
qui? Non dovresti essere al grande veliero? -
Già - confermò dispiaciuto - ma non partecipo più
alla gara. Fa niente, sarà per un'altra volta.
Con calma raccontò quello che gli era
capitato, di quell’incontro imprevisto e della sua
difficile decisione. - Sei proprio un bravo
cavalluccio. Senti, mi è venuta un'idea. Perché
non porti alla giuria tutte le pentole che hai
lasciato laggiù. Nessuno le ha ancora lavate...
Leccandole, potranno assaggiare le tue squisitezze
ugualmente! - Ma mamma! – obiettò il piccolo
Ippo. - Eh, quante storie. Vale la pena
provare, no? - lo sostenne lei. E così, con
l’aiuto della sua mamma, Ippo ripartì tirandosi
dietro la conchigliomobile carica di tegami e
pentolini. Seppure un po’ in ritardo, riuscì a
raggiungere il grande veliero alla barriera
corallina blu. Gli altri partecipanti avevano già
apparecchiato i tavoli loro assegnati, con
splendidi piatti sapientemente decorati e
finemente guarniti. Ippo si sistemò
sull'ultimo rimasto, in fondo alla sala, quasi
fuori dalla porta, e vi ripose sopra alla rinfusa
i suoi recipienti sporchi di mangiare. I
giudici passarono da ognuno, osservando prima e
assaggiando poi ciascun piatto. Dalle facce si
potevano già capire i loro giudizi, che però
sarebbero stati espressi solo al termine della
gara. Giunti in ultimo al tavolo di Ippo, il
capo giuria, il signor Seppiolone, domandò
spiegazioni perché non era mai successo che un
concorrente si fosse presentato in quelle
condizioni. Ippo, allora, non cercò scuse e
giustificazioni inutili, raccontò semplicemente la
verità e invitò comunque ad assaporare ciò che
aveva preparato, sebbene ne fossero rimasti
solamente pochi cucchiai. - In fondo è il
sapore quello che conta, non quanta roba c'è -
concluse saggiamente il piccolo cavalluccio
marino. Così il signor Seppiolone, la signora
Granchio, la signorina Murena e i fratelli Aringa
si avvicinarono ai tegami e cominciarono a
raschiarne le pareti. Nel giro di pochi attimi
i loro occhi si fecero più grandi, i loro sguardi
più luminosi e le loro bocche sorridenti. In vita
loro non avevano mai sentito aromi così prelibati
e sapori tanto gustosi. Continuarono a leccarsi i
tentacoli, le chele, i baffi e le pinne e a
lucidare le pentole finché non rimase più un
residuo di cibo. Quando si ritirarono per
decidere, nessun concorrente fiatava e nell'acqua
viaggiava una grande tensione. Al termine la
giuria decretò i tre vincitori e Ippo fu tra
quelli. Quel giorno il piccolo cavalluccio
marino pianse, pianse di gioia e di gratitudine:
il suo grande sogno era diventato
realtà.
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