Le parti del discorso possono essere VARIABILI • articolo • nome • aggettivo • pronome • verbo INVARIABILI • preposizione • congiunzione • avverbio • esclamazione o interiezione
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TEORIA DA SAPERE
(per raggiungere una BUONA PRATICA)
Articoli determinativi - indeterminativi - partitivi
• ARTICOLI DETERMINATIVI
In italiano, si fa uso dell'articolo
determinativo per indicare, attraverso il nome che accompagna, qualcosa di
preciso.
Al maschile troviamo gli articoli
il, lo (al singolare) e i
e gli (al plurale),
mentre per il genere femminile abbiamo
la (al singolare) e le
(al plurale).
Vediamo come di norma si usano gli articoli determinativi:
- il e i si usano
davanti ai nomi maschili inizianti per consonante (il libro, i piatti...);
- lo e gli si usano
davanti ai nomi maschili che iniziano con:
pn- (lo pneumatico);
ps- (gli psicologi);
gn- (lo gnomo);
z- (gli zoccoli);
x- (lo xilofono);
y- (lo yogurt);
s- impura cioè s+consonante
(gli scogli); i + vocale
(lo iodio). Si usa l'
se il nome maschile inizia con una vocale (l'albero);
gli si può apostrofare (gl') solo davanti a parola
che comincia per i (ma è preferibile non farlo): gl'invitati, gl'invasori
(meglio gli invitati, gli invasori);
- la e le si usano
davanti a tutti i nomi di genere femminile (la barca, le barche) e, come per
l'articolo “lo”, davanti a un nome iniziante per vocale, l'articolo “la” si
apostrofa (l'albicocca).
• ARTICOLI INDETERMINATIVI
Per il genere maschile abbiamo gli articoli
un e uno, mentre per
il femminile, una che si apostrofa (un')
davanti a parole femminili inizianti con una vocale.
L'articolo indeterminativo plurale non esiste.
- UN si usa davanti ai nomi maschili inizianti per vocale (un armadio);
Non si apostrofa mai l'articolo maschile un, poiché trattasi di una forma tronca, e non della forma elisa dell'articolo maschile uno.
Quindi avremo un albero, un atrio, un uomo, un anatroccolo e così via.
- UNO è utilizzato davanti ai nomi maschili che
cominciano per:
gn- (uno gnomo);
pn- (uno pneumatico);
ps- (uno psicologo);
z- (uno zaino)
y- (uno yogurt);
x- (uno xilofono);
i- seguita da vocale (uno iettatore);
s- impura (uno scoiattolo);
- UNA si usa davanti a tutti i nomi di genere
femminile (es: una casa) e, in caso si trovi davanti a un nome femminile
iniziante per vocale, si apostrofa (
UN'amaca).
• ARTICOLI PARTITIVI
L'articolo partitivo (del, dello, della; dei, degli, delle) indica una «parte»,
UN PO' DI.Singolare
: DEL, DELLO, DELLAEs.
Vorrei del prosciutto.Plurale:
DEI, DEGLI, DELLEEs. Vidi
dei ragazzi.ATTENZIONE!
Non confondere l'articolo partitivo con le preposizioni articolate di DI !!!
Esempi
In piazza c'erano dei (un po' di) bambini. // è articolo partitivo (CHI? CHE COSA?)
I volti dei bambini
fanno tenerezza. // è preposizione
articolata (DI
CHI? DI CHE COSA?)
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Le preposizioni semplici sono INVARIABILI e sono 9:
di, a, da, in, con, su, per, tra, fraL'unione di
una preposizione semplice con un articolo determinativo dà luogo alla preposizione articolata (si modifica il genere e il numero grazie alla variabilità dell'articolo).Schema delle preposizioni articolate:
di | a | da | in | con | su | |
il | del | al | dal | nel | col | sul |
lo | dello | allo | dallo | nello | sullo | |
la | della | alla | dalla | nella | sulla | |
i | dei | ai | dai | nei | coi | sui |
gli | degli . | agli | dagli | negli | sugli | |
le | delle | alle | dalle | nelle | sulle |
del (di + il), della (di + la), dello (di + lo),
ecc;
al (a + il), alla (a + la), agli (a + gli),
ecc;
dallo (da + lo), dagli (da + gli),
ecc.
Le preposizioni articolate seguono le stesse regole dell'articolo determinativo da cui sono formate.
Es. lo zio - dello zio (errato del zio)
lo psicologo - dello psicologo (errato del psicologo)
La gomma dell'alunna. - La gomma di Anna.
Scrivo allo zio. Scrivo a Giorgio. (Davanti ai nomi propri di persona NON SI USANO le preposizioni articolate!)
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Il nome o sostantivo, è una parte variabile del discorso che, insieme al verbo, rappresenta la base su cui sviluppare la frase. Distinguiamo nomi:
- propri,
con cui identifichiamo individui (nomi di persone, cognomi, appellativi) o
singole entità (storiche, geografiche, letterarie, ecc. ): Mario, Venezia, Spagna,
ecc;
- comuni,
che identificano elementi (persone, cose, animali, luoghi, ecc. ), in modo
generico, all'interno di classi o categorie:
libro, ponte,
gatto, bambino, ecc;
- concreti, usati per indicare elementi tangibili percepibili con i sensi: casa, profumo, ecc;
- astratti,
usati per definire elementi o concetti immateriali (idee, sentimenti, emozioni): logica, felicità, paura,
ecc;
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- primitivi,
che non derivano da nessun'altra parola, formati soltanto da radice e desinenza:
uomo,
rosa, libro, cane, ecc;
- derivati,
che nascono dall'aggiunta di prefissi o suffissi ai nomi primitivi: città/cittadino,
giustizia/ingiustizia,
cane/canile, ecc;
- alterati,
che si formano con l'aggiunta di specifici suffissi; distinguiamo:
alterati
diminuitivi (bambola/bambolina),
accrescitivi (scarpa/scarpone), vezzeggiativi (casa/casetta), dispregiativi
o peggiorativi(cappello/cappellaccio);
- composti,
formati dall'unione di due parole:
nome + nome,
nome + aggettivo,
nome + verbo,
aggettivo + aggettivo, avverbio + verbo...
(cassapanca, pellerossa,
fermalibri, sordomuto, benestare...
)
- collettivi, che designano insiemi di individui, animali o cose: gente, mandria, stormo, ecc.
Qualcosa in più su...
concreti e astratti
• Nomi concreti
I nomi concreti sono quei nomi che indicano persone, animali o cose che
si possono percepire con i cinque sensi.
Es: fiore - Ken - aria - acqua - profumo - musica - mamma
- gatto...
• Nomi astratti
I nomi astratti sono quei nomi che indicano elementi non percepibili attraverso
i nostri cinque sensi, ma solo attraverso il nostro pensiero, attraverso la
mente: emozioni, concetti, idee.
Es: bellezza - bontà - amore - odio - paura - peccato -
colpa - cattiveria - intelligenza...
Alcune volte è difficile distinguere i nomi concreti da quelli astratti; ad
esempio la corsa, alcuni studiosi vedono questo nome come un nome concreto, ma
effettivamente noi non vediamo la corsa, vediamo la persona che corre.
In altri casi ci sono dei nomi concreti che possono essere utilizzati in modo
astratto o viceversa.
Es:
- Ken farebbe di tutto per amore. -> AMORE =
nome usato in modo astratto
- Ken è l' amore della mia vita. -> AMORE = nome usato in modo concreto
La parola amore è una parola astratta ma come possiamo vedere nel secondo
esempio può essere utilizzata in modo concreto: l' amore della mia vita è Ken,
la parola amore indica la persona Ken.
Ecco un altro esempio, dove è un nome concreto che viene utilizzato in modo
astratto.
Es:
- Ken si è rotto il naso. -> concreto
- Ken ha un buon naso. -> astratto
I NOMI ALTERATI |
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I FALSI ALTERATI La botte non è un bottone |
DERIVATI E PRIMITIVI |
PROMISCUO-INDIPENDENTI-GENERE COMUNE... |
Aggettivi
Gli aggettivi qualificativi aggiungono qualità ai nomi; variano per genere e numero, in accordo con i nomi cui si riferiscono e possono essere collocati prima o dopo di esso.
Es. Il cane nero è di Marta. Luigi ha un gatto bianco.
La scuola è impegnativa. Ho dei compagni simpatici, gentili ed educati.
Attenzione ai gradi!
Aggettivi e pronomi (clicca qui per vedere il video ESPLICATIVO) |
La differenza tra aggettivo e pronome sta semplicemente nel fatto che l'aggettivo accompagna un nome, mentre il pronome lo sostituisce .
Esistono le seguenti tipologie:
- possessivi: indicano appartenenza (mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro).
Es:
Il mio zaino
è rotto. Mi presti il tuo?
La tua penna scrive meglio della mia.
Il loro libro è interessante. E il vostro?
- dimostrativi: collocano il soggetto/oggetto del discorso nel tempo o nello spazio, rispetto alla posizione dell'interlocutore; sono questo, codesto, quello, stesso, medesimo
Es:
Questa mela è matura, quella è acerba.
Quel quaderno è a quadretti, questo invece è a righe.
A quei tempi viveva una bellissima principessa.
Legge sempre gli stessi libri e fa sempre le medesime cose.
- numerali, conferiscono una quantità numerica precisa; si distinguono due gruppi importanti, quello dei numeri cardinali (uno, due, dieci, cento, mille, … - due libri, una matita, dieci quaderni) e dei numeri ordinali (primo, secondo, terzo, … - il quinto posto, il primo giorno, ecc. );
- indefiniti: usati per indicare quantità indefinite, imprecisate, : qualcuno, qualche, alcuno, ciascuno, taluno, molto, troppo, poco, vario, altrettanto...
Es:
Viene a trovarci ogni settimana, portando molte novità.
Io ho qualche soldo in tasca, ma tu non ne hai alcuno.
Io ti ho visto troppe volte piangere; tu nessuna.
- esclamativi e interrogativi: possono essere usati in forma diretta e indiretta, hanno forma identica e si differenziano soltanto in base alla loro funzione, ovvero quella di introdurre una domanda o un'esclamazione.
Sono: che, quale, quanto.
Es: Quanto tempo pensi di restare? Quanto pensi di restare?
Quale giornalino hai scelto? Non ho capito, ripetimi quale?
Che esperienza meravigliosa! Che dici?
SOLO PRONOMI: PRONOMI PERSONALI E PRONOMI RELATIVI
Parti variabili del
discorso, i pronomi assolvono la funzione di "sostituente" (PROnome= al posto
del nome): sono utilizzati principalmente per
evitare la ripetizione
di altre parole (perlopiù un nome, ma non solo). Il corretto utilizzo del
pronome è indispensabile non solo ai fini del funzionamento del discorso, ma
anche per una lettura scorrevole: qualsiasi lettore, non solo quello più
istruito, troverebbe poco interessante e sicuramente fastidioso avere a che fare
con un testo ricco di ripetizioni e privo di sinonimi e pronomi. ESEMPIO: (1) Ho
incontrato Marco e a Marco ho dato il libro. (2) Ho incontrato Marco e a lui ho
dato il libro. (3) Ho incontrato Marco e gli ho dato il libro.
La prima "suona" sicuramente peggio rispetto alle altre due; questo perché
l'utilizzo dei pronomi "lui" e "gli" ha permesso di evitare la cosiddetta
"cacofonia" - dal greco "cattivo suono" - derivante, in molti casi, dalla
ripetizione della stessa parola (in questo caso, il nome proprio "Marco").
La distinzione dei pronomi avviene in base alla funzione
che svolgono.
I pronomi personali
sono di due tipi: 1)con funzione di
soggetto;
2) con funzione di
complemento.
I primi non hanno mai dato problemi e si devono sapere A MEMORIA: "io" "tu" "egli/ella" "noi" "voi" "essi/esse" . Vengono utilizzati come soggetti - da qui il nome!
I PRONOMI PERSONALI COMPLEMENTO, come lo dice la parola, fungono da COMPLEMENTO e sono tutte quelle particelle che stanno vicino al verbo (o anche appiccicate dietro come una ventosa!) a indicare le persone su cui ricade l'azione (complemento oggetto) o su cui termina (c. termine).
Esempio: Ho incontrato Marco e gli ho dato il libro (gli= a lui Marco= pronome personale complemento (c. termine)). Marco lo leggerà di sicuro (lo= il libro= pronome personale complemento(complemento oggetto)).
ATTENZIONE A NON SBAGLIARE: "Gli" e "le" indicano "a lui" e "a lei"!
Ho incontrato Marco e gli ho dato il libro.
Ho incontrato Marta e le ho dato il libro.
DISCORSO ANALOGO VALE PER IL PRONOME RELATIVO, CHE RISULTA ESSERE UN SOSTITUENTE CON FUNZIONE DI SOGGETTO O DI COMPLEMENTO OGGETTO
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Essendo il verbo, dal punto di vista sintattico, l'elemento portante della frase, attorno al quale si sviluppano i restanti elementi, esso svolge una funzione predicativa (indica un'azione, fatta o subita) nei confronti di un sintagma del soggetto; la sua forma varia a seconda del modo e tempo caratterizzanti l'azione esposta.
Tale “flessione” viene chiamata coniugazione e incide nella sola desinenza (parte finale e variabile del verbo) quando la radice (parte stabile) rimane immutata, e in tal caso si parlerà di verbi regolari, mentre incide in entrambe le parti se si tratta di verbi irregolari.
Vi sono quattro tipologie di coniugazione:
- 1a coniugazione,
indica i verbi che all'infinito finiscono
in -are (parlare, pubblicare, ecc.);
- 2a coniugazione,
per quelli che finiscono in -ere (scrivere, leggere,
ecc.);
- 3a coniugazione,
per quelli che finiscono in -ire (dormire, sentire,
ecc.).
I verbi che all'infinito non terminano in nessuna delle tre, rientrano nella
seconda coniugazione, ad esempio tradurre, comporre,
ecc.
- CONIUGAZIONE PROPRIA, solo per i due verbi AUSILIARI ESSERE e AVERE.
Dal punto di vista della forma, possiamo giostrare tra le seguenti coniugazioni:
- attiva (in
cui un soggetto esegue un'azione);
- passiva (in
cui un soggetto subisce un'azione);
- riflessiva (l'azione
compiuta riguarda il soggetto che la esegue);
- impersonale (non
specifica il soggetto che compie l'azione).
Una delle principali caratteristiche dei verbi è la possibilità di constare di un complemento oggetto o meno; perciò abbiamo:
- verbi
transitivi (che
permettono la presenza di un complemento oggetto);
- verbi intransitivi (che non possono reggere un complemento oggetto).
Possiamo indicare la funzione predicativa del verbo attraverso sette modi verbali:
- modi
finiti, che specificano il soggetto che compie l'azione:
indicativo,
congiuntivo, condizionale, imperativo;
- modi
infiniti, detti “impliciti”, poiché non indicano chi compie l'azione:
infinito, participio, gerundio.
A comporre il sistema di coniugazione verbale sono anche i tempi, che consistono nella collocazione temporale delle azioni. Questi sono presente, passato e futuro, e si dividono in:
- tempi
semplici, che constano, nella forma attiva, di un'unica parola (scrisse)
e, in quella passiva, del verbo essere anteposto
al participio
passato di quello che segue (sono
amato);
- tempi composti, che constano, nella forma attiva, dei verbi ausiliari essere o avere anteposti al participio passato del verbo che seguono (ha scritto) e, in quella passiva, del verbo essere + stato + participio passato del verbo (fossero stati scritti).
Vedremo ogni modo e tempo verbale nello specifico nei seguenti link dedicati.
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Le
congiunzioni, all'interno della grammatica, sono
parti invariabili del discorso,
volte a definire una correlazione logica tra sintagmi o intere frasi (proposizioni),
all'interno del periodo nel quale intervengono.
Si tratta quindi di parole funzionali che, come le preposizioni, svolgono una
funzione di collegamento.
Tra le più usate: e, o, ma, né, se, anche se, mentre, tuttavia, infatti, invece, affinché, cioè, sebbene, cosicché, quindi, perché, oppure, poiché, non appena, a patto che, anche se, né...né, sia...sia, ecc.
Alcuni esempi.
Ho studiato storia e filosofia.
Sono stanca, tuttavia leggerò.
Noleggerò un film giallo o un thriller.
Aveva detto di sì, infatti poi è venuto.
Sono già le otto, quindi resteremo a casa.
Non era né rosso né
bianco.
Tutti sanno che hai partecipato al
provino.
Ripeto affinché tu capisca.
Te lo regalo, purché tu lo usi.
Restiamo a casa, poiché nevica.
Ha vinto, sebbene giochi male.
Metto le cuffie, cosicché tu possa
studiare in silenzio.
Entra, prima che piova!
Non so come tu sia riuscito ad aggiustarla, non
essendo meccanico.
Non so se accetterà.
Siamo andati al cinema, mentre avrei preferito non
uscire.
Partirà senza avvertirmi.
In grammatica, l'avverbio
modifica e integra il significato di un'altra parola, principalmente un
verbo.
Es: Suona meravigliosamente la
chitarra.
(L'avverbio meravigliosamente si riferisce alla parola suona).
Non sempre, però, l'avverbio è usato per modificare un verbo: può essere affiancato ad altri avverbi o aggettivi, arricchendone o trasformandone il significato.
Es: Miriam è molto intelligente. (Intelligente è aggettivo, molto è l'avverbio che ne modifica il significato).
Es: Luca ha imparato a scrivere molto precocemente.(In questo caso, la stessa parola, molto, è avverbio in funzione di un altro avverbio: precocemente).
Vediamo, invece, come l'avverbio
può integrare il significato di un'intera frase:
Es: Ma sì che
vengo!
È indubbio che, piuttosto di un semplice “vengo!”, l'intera proposizione così formulata, grazie al “sì” che ha funzione di avverbio, sia più forte ed espressiva.
Possiamo considerare avverbi anche alcune locuzioni, quindi dette “avverbiali”, in quanto espressioni formate da più parole aventi il medesimo significato di un normale avverbio (all'incirca, né più né meno, ecc).
Possiamo distinguere facilmente gli avverbi perché sono parole INVARIABILI (presto, bene, male, sempre, no, sì, forse, non, ecc. ), spesso derivanti da altre, il cui processo di formazione, nella lingua italiana, vede l'uso del suffisso -mente per gli aggettivi (attentamente, brevemente, comodamente, ecc. ) oppure -oni, direttamente alla radice di un sostantivo: ciondoloni, bocconi, ecc.
- avverbi
di modo o maniera, che precisano il modo in cui avviene l'azione, e
sono:
in -mente = brevemente, gentilmente,
ecc;
in -oni = cavalcioni, carponi,
ecc;
quelli aventi la forma di aggettivi
al maschile = forte, chiaro, alto,
ecc;
altri = bene, male, volentieri, purtroppo,
ecc;
locuzioni corrispondenti comprese (di corsa, più piano, più alto,
ecc. );
- avverbi
di tempo, che specificano il momento in cui si svolge l'azione:
ieri, oggi, frequentemente, subito, prima, finora, ecc.
e locuzioni corrispondenti: all'improvviso, per tempo, prima o
poi, ecc;
- avverbi
di luogo, che precisano il luogo in cui l'azione avviene:
lì, qui, giù, dietro, sopra,
altrove, presso, vi, ci, ecc;
e locuzioni corrispondenti: di là, di qua, di sotto, ecc;
- avverbi
di quantità, che esprimono in maniera vaga una determinata misura:
appena, molto, abbastanza, alquanto, meno, ecc;
e locuzioni corrispondenti: all'incirca, di più, di meno, ecc;
- avverbi
di affermazione =
certo, sicuro, indubbiamente, ecc;
di negazione = no, né, nemmeno, neppure,
ecc;
di dubbio = probabilmente, forse, chissà, magari,
ecc;
le locuzioni, rispettivamente, saranno: di sicuro/nemmeno per sogno/quasi quasi, ecc;
- avverbi
interrogativi, i quali, all'interno dell'enunciato, presentano una
domanda:
quanto?, dove?, perché?,
ecc;
e locuzioni corrispondenti: da quanto?, da dove?, ecc.
torna su all'elenco dei titoliIdentifichiamo le interiezioni tra le parti invariabili del discorso, che non hanno alcun legame sintattico con gli elementi linguistici ai quali si vanno ad affiancare, utilizzate perlopiù per esprimere condizioni di agitazione, reazioni improvvise, stati d'animo concitati.
In base alla forma, distinguiamo interiezioni proprie, improprie e locuzioni interiettive.
Le interiezioni proprie sono così denominate per la loro funzione, puramente interiettiva, e sono:Ah!, eh!, ehi!, oh, ahimè!, urrà!, ehm..., beh, boh, mah, ahi, ohi, uffa, puah!, ecc.
Le interiezioni improprie sono parole appartenenti a categorie ben definite all'interno della grammatica, come verbi, aggettivi, avverbi, sostantivi, che in alcuni contesti si prestano a comportarsi come delle interiezioni. Queste sono: bene!, evviva!, peccato!, accidenti!, ottimo! su!, zitto!, ecc.
Le locuzioni interiettive sono espressioni composte da due o più parole o, ancora, da frasi aventi un valore di espressione emotiva, come mamma mia!, meno male!, porca miseria!, poveri noi!, al riparo!, ecc.
Le interiezioni possono avere valore assertivo, esclamativo o interrogativo; non si limitano, dunque, come spesso erroneamente supposto, ad esprimere emozioni quali dolore, gioia, stupore, ecc, che potremmo “catalogare” come espressioni esclamative.
Vediamo nel dettaglio le differenze.
Nell'espressione:
“Ah, va bene”
Ah rappresenta
un'interiezione a valore assertivo;
“Eh? Cosa dici?”
Eh è
l'interiezione a valore interrogativo;
“Toh! Chi si vede!”
Toh indica
un'esclamazione.
È l'intonazione, inoltre, a giocare un ruolo nodale per la corretta
interpretazione delle interiezioni: intonazioni ed emissioni foniche ascendenti
o discendenti possono focalizzare diversamente l'intenzione di questi elementi
ad uso delle diverse espressioni all'interno delle quali si collocano.
Es: ah,
… ; ah!
…
Talvolta, per quanto questo compito sia assolto genericamente da nomi o verbi, le interiezioni possono avere valore onomatopeico, si veda il caso di espressioni di mimesi del suono come quelle universalmente usate dei fumetti, ad esempio: crash!, tonf!, argh!, ecc.
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RACCOLTA
GRAMMATICA: morfologia
I NOMI ALTERATI |
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I FALSI ALTERATI La botte non è un bottone |
DERIVATI E PRIMITIVI |
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GRAMMATICA: sintassi
I SINTAGMI 3minuti 24 secondi |
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ARTICOLI DETERMINATIVI Dicon che son proprio un poco arrogante io decido all’istante determinato m’anche un poco giulivo son l’articolo determinativo. Se per esempio sono al ristorante e scelgo il dolce al cioccolato quello io voglio, non il gelato io son determinato è così che si farà. RIT. (2 volte): IL LO LA I GLI LE questi son gli articoli IL LO LA I GLI LE determinativi.
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ARTICOLI INDETERMINATIVI
UN UNO UNA Sono gentile mi piace giocare UN UNO UNA Se voglio una giacca oppure un vestito UN UNO UNA UN UNO UNA |
ARTICOLI IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA son articoletti a loro piaccion gli scherzetti. IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA i primi sei determinano gli altri invece no. IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA se il nome è femminile la A di UNA se n’andrà. IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA se inizia per vocale LA e LO s’apostrofano LA e LO s’apostrofano.
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IL NOME Il nome è una parola un po’ speciale è usato per riuscire a nominare cose, animali e persone idee, sentimenti e ancor di più. Può esser singolare o plurale dipende tutto dalla quantità può essere proprio se è proprio il suo nome oppure comune se è generale s’è femminile o maschile poi si vedrà, vedrà. RIT.: Nome, magico nome nome, magico nome nome cambi nella frase come tu vuoi concordi con l’articolo che tu hai sapere chi sei ora facile diventerà. (2 volte) Il sostantivo è assai importante lo dobbiamo bene analizzar i primitivi e i derivati i nomi composti e gli alterati e i collettivi noi non dobbiam scordare. RIT.: Nome, magico nome nome, magico nome nome cambi nella frase come tu vuoi concordi con l’articolo che tu hai sapere chi sei ora facile diventerà. (2 volte) Diventerà...
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IL VERBO Voglio qui subito imparare come il verbo sa predicare io lo so lui è importante in una frase ci vuole sempre. Il soggetto col predicato l’enunciato han già formato quello minimo ed essenziale per parlare e comunicare. In ogni frase l’operazione è trovare qual è l’azione poi il soggetto in successione quel che resta è l’espansione. RIT.: Se penso a un verbo devo chiedermi se c’è la sua voce in –ARE, -ERE o –IRE così l’azione scoprirò. Ogni verbo sta ad indicare cosa uno sta a fare o in che stato uno si trova sempre usando una parola. Se io canto, cantare è il verbo se io vedo, questo è vedere se poi parto, questo è partire fanno in –ARE o -ERE o –IRE. RIT.: Se penso a un verbo devo chiedermi se c’è la sua voce in –ARE, -ERE o –IRE così l’azione scoprirò... ...e il predicato in questo modo non sbaglierò.
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AVERE UN H OOOO AAAA OOOO AAAA Quando l’H va nessuno mai lo sa ma basta ricordar la strategia lei vuol la compagnia di HANNO, HAI, HO, HA se significano avere. OOOO AAAA OOOO AAAA Se ANNO non ce l’ha il tempo esprimerà la O senz’H è come dire oppure c’è ora il problema per HAI e per HA come mai si farà. RIT.: H ci vuoi o non ci vuoi H proviamo a vedere H se è avere tu sì ci sei. H ci vuoi o non ci vuoi H se esprimi un possesso H ci sei solamente qui. HAI HA HANNO HO. Qui sì ci sei. AI A ANNO O. Qui non ci sei. HAI HA HANNO HO Qui sì ci sei AI A ANNO O Qui non ci sei
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LE PREPOSIZIONI DI A DA IN CON SU PER TRA FRA DI A DA IN CON SU PER TRA FRA DI A DA IN CON SU PER TRA FRA (preposition) sono nove e questo si sa (preposition) a memoria con facilità (preposition) impareremo le preposizioni. RIT.: Non cambiano non cambiano non variano mai. Annunciano annunciano un’espansione lo sai. E queste son le semplici che si trasformeran unite agli articoli diventeranno articolate sì. DI A DA IN CON SU PER TRA FRA DI A DA IN CON SU PER TRA FRA DI A DA.
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