Elementi teorici

 DI GRAMMATICA

Le parti del discorso possono essere 

VARIABILI

  articolonomeaggettivopronomeverbo

INVARIABILI

 preposizionecongiunzioneavverbioesclamazione o interiezione

 

TEORIA DA SAPERE

(per raggiungere una BUONA PRATICA)

Articoli determinativi - indeterminativi - partitivi

• ARTICOLI DETERMINATIVI

In italiano, si fa uso dell'articolo determinativo per indicare, attraverso il nome che accompagna, qualcosa di preciso.
Al maschile troviamo gli articoli
il, lo (al singolare) e i e gli (al plurale),
mentre per il genere femminile abbiamo
la (al singolare) e le (al plurale).

Vediamo come di norma si usano gli articoli determinativi:
- il e i si usano davanti ai nomi maschili inizianti per consonante (il libro, i piatti...);
- lo e gli si usano davanti ai nomi maschili che iniziano con:
pn- (lo pneumatico); ps- (gli psicologi); gn- (lo gnomo); z- (gli zoccoli); x- (lo xilofono); y- (lo yogurt); s- impura cioè s+consonante (gli scogli); i + vocale (lo iodio). Si usa l' se il nome maschile inizia con una vocale (l'albero);  gli si può apostrofare (gl') solo davanti a parola che comincia per i (ma è preferibile non farlo): gl'invitati, gl'invasori (meglio gli invitati, gli invasori);
- la e le si usano davanti a tutti i nomi di genere femminile (la barca, le barche) e, come per l'articolo “lo”, davanti a un nome iniziante per vocale, l'articolo “la” si apostrofa (l'albicocca).
 

• ARTICOLI INDETERMINATIVI

Per il genere maschile abbiamo gli articoli un e uno, mentre per il femminile, una che si apostrofa (un') davanti a parole femminili inizianti con una vocale.
L'articolo indeterminativo plurale non esiste.

- UN si usa davanti ai nomi maschili inizianti per vocale (un armadio);

Non si apostrofa mai l'articolo maschile un, poiché trattasi di una forma tronca, e non della forma elisa dell'articolo maschile uno.

Quindi avremo un albero, un atrio, un uomo, un anatroccolo e così via.

- UNO è utilizzato davanti ai nomi maschili che cominciano per:
gn- (uno gnomo);
pn- (uno pneumatico);
ps- (uno psicologo);
z- (uno zaino)
y- (uno yogurt);
x- (uno xilofono);
i- seguita da vocale (uno iettatore);
s- impura (uno scoiattolo);

- UNA si usa davanti a tutti i nomi di genere femminile (es: una casa) e, in caso si trovi davanti a un nome femminile iniziante per vocale, si apostrofa ( UN'amaca).
 

• ARTICOLI PARTITIVI

L'articolo partitivo (del, dello, della; dei, degli, delle) indica una «parte», UN PO' DI.

Singolare: DEL, DELLO, DELLA

Es. Vorrei del prosciutto. 
      Compra
 
dello zucchero. 
      Mangiò
 
della carne.

Plurale: DEI, DEGLI, DELLE

Es. Vidi dei ragazzi. 
      Mangiò
 
degli spiedini buonissimi.

      Ho preso 
delle insufficienze.

ATTENZIONE!

Non confondere l'articolo partitivo con le preposizioni articolate di DI !!!

Esempi 

In piazza c'erano dei (un po' di) bambini. // è articolo partitivo (CHI? CHE COSA?)

I volti dei bambini fanno tenerezza. // è preposizione articolata (DI CHI? DI CHE COSA?)
 

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Preposizioni semplici e articolate

Le preposizioni semplici sono INVARIABILI e sono 9: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra

L'unione di una preposizione semplice con un articolo determinativo dà luogo alla preposizione articolata (si modifica il genere e il numero grazie alla variabilità dell'articolo).

Schema delle preposizioni articolate:

  di a da in con su
il del al dal nel col sul
lo dello allo dallo nello   sullo
la della alla dalla nella   sulla
i dei ai dai nei coi sui
gli degli . agli dagli negli   sugli
le delle alle dalle nelle   sulle

 

del (di + il), della (di + la), dello (di + lo), ecc; 
al (a + il), alla (a + la), agli (a + gli), ecc; 
dallo (da + lo), dagli (da + gli), ecc.

 

Le preposizioni articolate seguono le stesse regole dell'articolo determinativo da cui sono formate.

Es. lo zio - dello zio (errato del zio)

lo psicologo - dello psicologo (errato del psicologo)

La gomma dell'alunna. - La gomma di Anna.

Scrivo allo zio. Scrivo a Giorgio. (Davanti ai nomi propri di persona NON SI USANO le preposizioni articolate!)

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Nomi

IL NOME 1

IL NOME 2

ASTRATTI E CONCRETI 1

ASTRATTI E CONCRETI 2

PROPRI E COMUNI 1

PROPRI E COMUNI 2

NUMERO E GENERE 1

NUMERO E GENERE 2

NOMI MOBILI-INDIPENDENTI-PROMISCUI-GENERE COMUNE

 

Il nome o sostantivo, è una parte variabile del discorso che, insieme al verbo, rappresenta la base su cui sviluppare la frase. Distinguiamo nomi:


- propri, con cui identifichiamo individui (nomi di persone, cognomi, appellativi) o singole entità (storiche, geografiche, letterarie, ecc. ): Mario, Venezia, Spagna, ecc;


- comuni, che identificano elementi (persone, cose, animali, luoghi, ecc. ), in modo generico, all'interno di classi o categorie:  libro, ponte, gatto, bambino, ecc;

 

- concreti, usati per indicare elementi tangibili percepibili con i sensi: casa, profumo, ecc;


- astratti, usati per definire elementi o concetti immateriali (idee, sentimenti, emozioni): logica, felicità, paura, ecc;

 

 

Nomi primitivi e derivati 1

Nomi primitivi e derivati 2

Nomi alterati

Nomi composti 1

Nomi composti 2

Nomi collettivi 1

Nomi collettivi 2

 

 


- primitivi, che non derivano da nessun'altra parola, formati soltanto da radice e desinenza:  uomo, rosa, libro, cane, ecc;


- derivati, che nascono dall'aggiunta di prefissi o suffissi ai nomi primitivi: città/cittadino, giustizia/ingiustizia, cane/canile, ecc;


- alterati, che si formano con l'aggiunta di specifici suffissi; distinguiamo: alterati diminuitivi (bambola/bambolina), accrescitivi (scarpa/scarpone), vezzeggiativi (casa/casetta), dispregiativi o peggiorativi(cappello/cappellaccio);


- composti, formati dall'unione di due parole: nome + nome,  nome + aggettivo,  nome + verbo,  aggettivo + aggettivo,  avverbio + verbo... (cassapanca, pellerossa, fermalibri, sordomuto, benestare... )

 

- collettivi, che designano insiemi di individui, animali o cose: gente, mandria, stormo, ecc.

Qualcosa in più su... concreti e astratti

• Nomi concreti

I nomi concreti sono quei nomi che indicano persone, animali o cose che si possono percepire con i cinque sensi.
Es: fiore - Ken - aria - acqua - profumo - musica - mamma - gatto...


• Nomi astratti

I nomi astratti sono quei nomi che indicano elementi non percepibili attraverso i nostri cinque sensi, ma solo attraverso il nostro pensiero, attraverso la mente: emozioni, concetti, idee.
Es: bellezza - bontà - amore - odio - paura - peccato - colpa - cattiveria - intelligenza...

Alcune volte è difficile distinguere i nomi concreti da quelli astratti; ad esempio la corsa, alcuni studiosi vedono questo nome come un nome concreto, ma effettivamente noi non vediamo la corsa, vediamo la persona che corre.
In altri casi ci sono dei nomi concreti che possono essere utilizzati in modo astratto o viceversa.
Es:

- Ken farebbe di tutto per amore. -> AMORE = nome usato in modo astratto
- Ken è l' amore della mia vita. -> AMORE = nome usato in modo concreto

La parola amore è una parola astratta ma come possiamo vedere nel secondo esempio può essere utilizzata in modo concreto: l' amore della mia vita è Ken, la parola amore indica la persona Ken.
Ecco un altro esempio, dove è un nome concreto che viene utilizzato in modo astratto.
Es:

- Ken si è rotto il naso. -> concreto
- Ken ha un buon naso. -> astratto

I NOMI ALTERATI

I FALSI ALTERATI
        
                                                   La botte non è un bottone
 

DERIVATI E PRIMITIVI

PROMISCUO-INDIPENDENTI-GENERE COMUNE...

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Aggettivi

bullet

Qualificativi

Gli aggettivi qualificativi aggiungono qualità ai nomi; variano per genere e numero, in accordo con i nomi cui si riferiscono e possono essere collocati prima o dopo di esso.

Es. Il cane nero è di Marta. Luigi ha un gatto bianco.

La scuola è impegnativa. Ho dei compagni simpatici, gentili ed educati.

Attenzione ai gradi!

 

bullet

Aggettivi  e pronomi (clicca qui per vedere il video ESPLICATIVO)

 

La differenza tra aggettivo e pronome sta semplicemente nel fatto che l'aggettivo accompagna un nome, mentre il pronome lo sostituisce .

 

Esistono le seguenti tipologie:

 

- possessivi: indicano appartenenza (mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro)

 

Es:
 
Il mio zaino è rotto. Mi presti il tuo?

La tua penna scrive meglio della mia.

Il loro libro è interessante. E il vostro?

 

 

- dimostrativi: collocano il soggetto/oggetto del discorso nel tempo o nello spazio, rispetto alla posizione dell'interlocutore; sono questo, codesto, quello, stesso, medesimo

 

Es: 

Questa mela è matura, quella è acerba.

Quel quaderno è a quadretti, questo invece è a righe.

A quei tempi viveva una bellissima principessa.

Legge sempre gli stessi libri e fa sempre le medesime cose.

 

- numerali, conferiscono una quantità numerica precisa; si distinguono due gruppi importanti, quello dei numeri cardinali (uno, due, dieci, cento, mille, … - due libri, una matita, dieci quaderni) e dei numeri ordinali (primo, secondo, terzo, … - il quinto posto, il primo giorno, ecc. );

 

- indefiniti: usati per indicare quantità indefinite, imprecisate, : qualcuno, qualche, alcuno, ciascuno, taluno, molto, troppo, poco, vario,  altrettanto...

 Es: 

Viene a trovarci ogni settimana, portando molte novità.

Io ho qualche soldo in tasca, ma tu non ne hai alcuno.

Io ti ho visto troppe volte piangere; tu nessuna.

 

- esclamativi e interrogativi: possono essere usati in forma diretta e indiretta, hanno forma identica e si differenziano soltanto in base alla loro funzione, ovvero quella di introdurre una domanda o un'esclamazione.

Sono: che, quale, quanto.

Es: Quanto tempo pensi di restare?    Quanto pensi di restare?

 Quale giornalino hai scelto?   Non ho capito, ripetimi quale?

 Che esperienza meravigliosa!   Che dici?

 

SOLO PRONOMI: PRONOMI PERSONALI E PRONOMI RELATIVI

Parti variabili del discorso, i pronomi assolvono la funzione di "sostituente" (PROnome= al posto del nome): sono utilizzati principalmente per evitare la ripetizione di altre parole (perlopiù un nome, ma non solo). Il corretto utilizzo del pronome è indispensabile non solo ai fini del funzionamento del discorso, ma anche per una lettura scorrevole: qualsiasi lettore, non solo quello più istruito, troverebbe poco interessante e sicuramente fastidioso avere a che fare con un testo ricco di ripetizioni e privo di sinonimi e pronomi. ESEMPIO: (1) Ho incontrato Marco e a Marco ho dato il libro. (2) Ho incontrato Marco e a lui ho dato il libro. (3) Ho incontrato Marco e gli ho dato il libro.
La prima "suona" sicuramente peggio rispetto alle altre due; questo perché l'utilizzo dei pronomi "lui" e "gli" ha permesso di evitare la cosiddetta "cacofonia" - dal greco "cattivo suono" - derivante, in molti casi, dalla ripetizione della stessa parola (in questo caso, il nome proprio "Marco").

La distinzione dei pronomi avviene in base alla funzione che svolgono.
I
pronomi personali sono di due tipi: 1)con funzione di soggetto; 2) con funzione di complemento.

 I primi non hanno mai dato problemi e si devono sapere A MEMORIA: "io" "tu" "egli/ella" "noi" "voi" "essi/esse" . Vengono utilizzati come soggetti - da qui il nome!

I PRONOMI PERSONALI COMPLEMENTO, come lo dice la parola, fungono da COMPLEMENTO e sono tutte quelle particelle che stanno vicino al verbo (o anche appiccicate dietro come una ventosa!) a indicare le persone su cui ricade l'azione (complemento oggetto) o su cui termina (c. termine).

Esempio: Ho incontrato Marco e gli ho dato il libro (gli= a lui Marco= pronome personale complemento (c. termine)). Marco lo leggerà di sicuro (lo= il libro= pronome personale complemento(complemento oggetto)).

ATTENZIONE A NON SBAGLIARE: "Gli" e "le" indicano "a lui" e "a lei"!

Ho incontrato Marco e gli ho dato il libro.

Ho incontrato Marta e le ho dato il libro.

 

DISCORSO ANALOGO VALE PER IL PRONOME RELATIVO, CHE RISULTA ESSERE UN SOSTITUENTE CON FUNZIONE DI SOGGETTO O DI COMPLEMENTO OGGETTO

 

I pronomi relativi

Pronomi Relativi (Corretto)

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VERBI

Essendo il verbo, dal punto di vista sintattico, l'elemento portante della frase, attorno al quale si sviluppano i restanti elementi, esso svolge una funzione predicativa (indica un'azione, fatta o subita) nei confronti di un sintagma del soggetto; la sua forma varia a seconda del modo e tempo caratterizzanti l'azione esposta.

Tale  “flessione” viene chiamata coniugazione e incide nella sola desinenza (parte finale e variabile del verbo) quando la radice (parte stabile) rimane immutata, e in tal caso si parlerà di verbi regolari, mentre incide in entrambe le parti se si tratta di verbi irregolari.

 

Vi sono quattro tipologie di coniugazione:


- 1a coniugazione, indica i verbi che all'infinito finiscono in -are (parlare, pubblicare, ecc.);


- 2a  coniugazione, per quelli che finiscono in -ere (scrivere, leggere, ecc.);


- 3a  coniugazione, per quelli che finiscono in -ire (dormire, sentire, ecc.).


I verbi che all'infinito non terminano in nessuna delle tre, rientrano nella seconda coniugazione, ad esempio tradurre, comporre, ecc.

 

- CONIUGAZIONE PROPRIA, solo per i due verbi AUSILIARI ESSERE e AVERE.

 

Dal punto di vista della forma, possiamo giostrare tra le seguenti coniugazioni:


- attiva (in cui un soggetto esegue un'azione);


- passiva (in cui un soggetto subisce un'azione);


- riflessiva (l'azione compiuta riguarda il soggetto che la esegue);


- impersonale (non specifica il soggetto che compie l'azione).

 

Una delle principali caratteristiche dei verbi è la possibilità di constare di un complemento oggetto o meno; perciò abbiamo:


- verbi transitivi (che permettono la presenza di un complemento oggetto);

 

- verbi intransitivi (che non possono reggere un complemento oggetto).

 

Possiamo indicare la funzione predicativa del verbo attraverso sette modi verbali:


- modi finiti, che specificano il soggetto che compie l'azione:
indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo;


- modi infiniti, detti “impliciti”, poiché non indicano chi compie l'azione:
infinito, participio, gerundio.
 

 

A comporre il sistema di coniugazione verbale sono anche i tempi, che consistono nella collocazione temporale delle azioni. Questi sono presente, passato e futuro, e si dividono in:


- tempi semplici, che constano, nella forma attiva, di un'unica parola (scrisse) e, in quella  passiva, del verbo essere anteposto al participio passato di quello che segue (sono amato);

 

- tempi composti, che constano, nella forma attiva, dei verbi ausiliari essere o avere anteposti al participio passato del verbo che seguono (ha scritto) e, in quella passiva, del verbo essere + stato + participio passato del verbo (fossero stati scritti).

 

Vedremo ogni modo e tempo verbale nello specifico nei seguenti link dedicati.

 

I  verbi ausiliari

 

L'indicativo

Il condizionale


Congiuntivo

Imperativo

Infinito

Participio

Gerundio

 

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Congiunzioni

Le congiunzioni, all'interno della grammatica, sono parti invariabili del discorso, volte a definire una correlazione logica tra sintagmi o intere frasi (proposizioni), all'interno del periodo nel quale intervengono.

Si tratta quindi di parole funzionali che, come le preposizioni, svolgono una funzione di collegamento.

Tra le più usate: e, o, ma, , se, anche se, mentre, tuttavia,  infatti, invece,  affinché, cioè, sebbene, cosicché, quindi, perché, oppure, poiché, non appena, a patto che, anche se, né...né, sia...sia, ecc.

 

 

 

Alcuni esempi.

Ho studiato storia e filosofia.

Sono stanca, tuttavia leggerò.

Noleggerò un film giallo o un thriller.

Aveva detto di sì, infatti poi è venuto.

Sono già le otto, quindi resteremo a casa.

Non era rosso bianco.
 

Tutti sanno che hai partecipato al provino.
 

Ripeto affinché tu capisca.

Te lo regalo, purché tu lo usi.

Restiamo a casa, poiché nevica.

Ha vinto, sebbene giochi male.
 

Metto le cuffie, cosicché tu possa studiare in silenzio.

Entra, prima che piova!

Non so come tu sia riuscito ad aggiustarla, non essendo meccanico.

Non so se accetterà.

Siamo andati al cinema, mentre avrei preferito non uscire.

Partirà senza avvertirmi.

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Avverbi

In grammatica, l'avverbio modifica e integra il significato di un'altra parola, principalmente un verbo.
Es: Suona meravigliosamente la chitarra. (L'avverbio meravigliosamente si riferisce alla parola suona).

 

Non sempre, però, l'avverbio è usato per modificare un verbo: può essere affiancato ad altri avverbi o aggettivi, arricchendone o trasformandone il significato.

Es: Miriam è molto intelligente. (Intelligente è aggettivo, molto è l'avverbio che ne modifica il significato).

Es: Luca ha imparato a scrivere molto precocemente.(In questo caso, la stessa parola, molto, è avverbio in funzione di un altro avverbio: precocemente).

 

Vediamo, invece, come l'avverbio può integrare il significato di un'intera frase:
Es: 
Ma  che vengo!

È indubbio che, piuttosto di un semplice “vengo!”, l'intera proposizione così formulata, grazie al “” che ha funzione di avverbio, sia più forte ed espressiva.

 

Possiamo considerare avverbi anche alcune locuzioni, quindi dette “avverbiali”, in quanto espressioni formate da più parole aventi il medesimo significato di un normale avverbio (all'incirca, né più né meno, ecc).


 

 

 

Possiamo distinguere facilmente gli avverbi perché sono parole INVARIABILI  (presto, bene, male, sempre, no, sì, forse, non,  ecc. ), spesso derivanti da altre, il cui processo di formazione, nella lingua italiana, vede l'uso del suffisso -mente per gli aggettivi (attentamente, brevemente, comodamente, ecc. ) oppure -oni, direttamente alla radice di un sostantivo: ciondoloni, bocconi, ecc.


- avverbi di modo o maniera, che precisano il modo in cui avviene l'azione, e sono:
in -mente = brevemente, gentilmente, ecc;
in -oni = cavalcioni, carponi, ecc;
quelli aventi la forma di aggettivi al maschile = forte, chiaro, alto, ecc;
altri = bene, male, volentieri, purtroppo, ecc;
locuzioni corrispondenti comprese (di corsa, più piano, più alto, ecc. );


- avverbi di tempo, che specificano il momento in cui si svolge l'azione:
ieri, oggi, frequentemente, subito, prima, finora, ecc.
e locuzioni corrispondenti: all'improvviso, per tempo, prima o poi, ecc;


- avverbi di luogo, che precisano il luogo in cui l'azione avviene:

  lì, qui, giù, dietro, sopra, altrove, presso, vi, ci, ecc;
e locuzioni corrispondenti: di là, di qua, di sotto, ecc;


- avverbi di quantità, che esprimono in maniera vaga una determinata misura:
appena, molto, abbastanza, alquanto, meno, ecc;
e locuzioni corrispondenti: all'incirca, di più, di meno, ecc;


- 
avverbi

di affermazione = certo, sicuro, indubbiamente, ecc;
di negazione = no, , nemmeno, neppure, ecc;
di dubbio = probabilmente, forse, chissà, magari, ecc;

le locuzioni, rispettivamente, saranno: di sicuro/nemmeno per sogno/quasi quasi, ecc;


- avverbi interrogativi, i quali, all'interno dell'enunciato, presentano una domanda:
quanto?, dove?, perché?, ecc;

e locuzioni corrispondenti: da quanto?, da dove?, ecc.

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Esclamazioni o interiezioni

Identifichiamo le interiezioni tra le parti invariabili del discorso, che non hanno alcun legame sintattico con gli elementi linguistici ai quali si vanno ad affiancare, utilizzate perlopiù per esprimere condizioni di agitazione, reazioni improvvise, stati d'animo concitati.

 

In base alla forma, distinguiamo interiezioni proprie, improprie e locuzioni interiettive.

 

Le interiezioni proprie sono così denominate per la loro funzione, puramente interiettiva, e sono:Ah!, eh!, ehi!, oh, ahimè!, urrà!, ehm..., beh, boh, mah, ahi, ohi, uffa, puah!, ecc.

 

Le interiezioni improprie sono parole appartenenti a categorie ben definite all'interno della grammatica, come verbi, aggettivi, avverbi, sostantivi, che in alcuni contesti si prestano a comportarsi come delle interiezioni. Queste sono: bene!, evviva!, peccato!, accidenti!, ottimo! su!, zitto!, ecc.

 

Le locuzioni interiettive sono espressioni composte da due o più parole o, ancora, da frasi aventi un valore di espressione emotiva, come mamma mia!, meno male!, porca miseria!, poveri noi!, al riparo!, ecc.

Le interiezioni possono avere valore assertivo, esclamativo o interrogativo; non si limitano, dunque, come spesso erroneamente supposto, ad esprimere emozioni quali dolore, gioia, stupore, ecc, che potremmo “catalogare” come espressioni esclamative.


Vediamo nel dettaglio le differenze.

 

Nell'espressione:

 

Ah, va bene


Ah rappresenta un'interiezione a valore assertivo;


 

Eh? Cosa dici?


Eh è l'interiezione a valore interrogativo;


 

Toh! Chi si vede!


Toh indica un'esclamazione.

 

 

È l'intonazione, inoltre, a giocare un ruolo nodale per la corretta interpretazione delle interiezioni: intonazioni ed emissioni foniche ascendenti o discendenti possono focalizzare diversamente l'intenzione di questi elementi ad uso delle diverse espressioni all'interno delle quali si collocano.
Es: ah, … ; ah! …

 

Talvolta, per quanto questo compito sia assolto genericamente da nomi o verbi, le interiezioni possono avere valore onomatopeico, si veda il caso di espressioni di mimesi del suono come quelle universalmente usate dei fumetti, ad esempio: crash!, tonf!, argh!, ecc.

 

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RACCOLTA

GRAMMATICA: morfologia

I NOMI ALTERATI

I FALSI ALTERATI
        
                                                   La botte non è un bottone
 

DERIVATI E PRIMITIVI

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GRAMMATICA: sintassi


I SINTAGMI 3minuti 24 secondi
   

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CANTARE LA GRAMMATICA

ARTICOLI DETERMINATIVI

Dicon che son proprio un poco arrogante
io decido all’istante
determinato m’anche un poco giulivo
son l’articolo determinativo.
Se per esempio sono al ristorante
e scelgo il dolce al cioccolato
quello io voglio, non il gelato
io son determinato
è così che si farà.

RIT. (2 volte):	IL LO LA I GLI LE
		questi son gli articoli
		IL LO LA I GLI LE
		determinativi.

 

ARTICOLI INDETERMINATIVI

UN UNO UNA
UN UNO UNA

Sono gentile mi piace giocare
dicon tutti che non so comandare.
Io non preciso lascio la libertà
questa è proprio la mia volontà.

UN UNO UNA
UN UNO UNA

Se voglio una giacca oppure un vestito
me ne puoi dare di qualsiasi tipo
ecco che sono indeterminato
sono per questo molto educato.

UN UNO UNA
UN UNO UNA
Se sarà una o un’amaca
c’è un femminile: una è apostrofata
questa è la regola va ricordata.

UN UNO UNA
UN UNO UNA
UN UNO UNA
UN UNO UNA

ARTICOLI
IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA
son articoletti
a loro piaccion gli scherzetti.
IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA
i primi sei determinano
gli altri invece no.
IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA
se il nome è femminile
la A di UNA se n’andrà.
IL LO LA I GLI LE UNO UN UNA
se inizia per vocale
LA e LO s’apostrofano
LA e LO s’apostrofano.

 

IL NOME
Il nome è una parola un po’ speciale
è usato per riuscire a nominare
cose, animali e persone
idee, sentimenti e ancor di più.
Può esser singolare o plurale
dipende tutto dalla quantità
può essere proprio se è proprio il suo nome
oppure comune se è generale
s’è femminile o maschile poi si vedrà, vedrà.
RIT.: 	Nome, magico nome
	nome, magico nome
	nome cambi nella frase come tu vuoi
	concordi con l’articolo che tu hai
	sapere chi sei ora facile diventerà. (2 volte)
Il sostantivo è assai importante
lo dobbiamo bene analizzar
i primitivi e i derivati
i nomi composti e gli alterati
e i collettivi noi non dobbiam scordare.
RIT.: 	Nome, magico nome
	nome, magico nome
	nome cambi nella frase come tu vuoi
	concordi con l’articolo che tu hai
	sapere chi sei ora facile diventerà. (2 volte)
	Diventerà...

 

IL VERBO
Voglio qui subito imparare
come il verbo sa predicare
io lo so lui è importante
in una frase ci vuole sempre.
Il soggetto col predicato
l’enunciato han già formato
quello minimo ed essenziale
per parlare e comunicare.
In ogni frase l’operazione
è trovare qual è l’azione
poi il soggetto in successione
quel che resta è l’espansione.
RIT.:	Se penso a un verbo
	devo chiedermi se c’è
	la sua voce in –ARE, -ERE o –IRE
	così l’azione scoprirò.
Ogni verbo sta ad indicare
cosa uno sta a fare
o in che stato uno si trova
sempre usando una parola.
Se io canto, cantare è il verbo
se io vedo, questo è vedere
se poi parto, questo è partire
fanno in –ARE o -ERE o –IRE.
RIT.:	Se penso a un verbo
	devo chiedermi se c’è
	la sua voce in –ARE, -ERE o –IRE
	così l’azione scoprirò...
	...e il predicato in questo modo non sbaglierò.

 

AVERE UN H
OOOO  AAAA  OOOO  AAAA
Quando l’H va nessuno mai lo sa
ma basta ricordar la strategia
lei vuol la compagnia di HANNO, HAI, HO, HA
se significano avere.
OOOO  AAAA  OOOO  AAAA
Se ANNO non ce l’ha il tempo esprimerà
la O senz’H è come dire oppure
c’è ora il problema per HAI e per HA
come mai si farà.
RIT.: 	H ci vuoi o non ci vuoi
	H proviamo a vedere
	H se è avere tu sì ci sei.
	H ci vuoi o non ci vuoi
	H se esprimi un possesso
	H ci sei solamente qui.
 
HAI HA HANNO HO.
Qui sì ci sei.
AI A ANNO O.
Qui non ci sei.
HAI HA HANNO HO 
Qui sì ci sei
AI A ANNO O
Qui non ci sei
 

 

LE PREPOSIZIONI
DI A DA IN CON SU PER TRA FRA
DI A DA IN CON SU PER TRA FRA
DI A DA IN CON SU PER TRA FRA (preposition)
sono nove e questo si sa (preposition)
a memoria con facilità (preposition)
impareremo le preposizioni.
RIT.:	Non cambiano
non cambiano
	non variano mai.
	Annunciano
	annunciano
	un’espansione lo sai.
	E queste son le semplici
	che si trasformeran
	unite agli articoli
	diventeranno articolate sì.
DI A DA IN CON SU PER TRA FRA
DI A DA IN CON SU PER TRA FRA	DI A DA.

 

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